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L'UDC si riappropria del ruolo di bastian contrario.

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Difficile pensare che Berlusconi avesse pensato a un'uscita di tale portata senza aver prima in tasca il consenso degli alleati. Eppure a distanza di ventiquattr'ore ecco che Cesa fa marcia indietro. Ma quale grande coalizione, non se ne parla nemmeno. La linea del partito è: sfida a Prodi sulla governabilità e no a qualsiasi tipo di «confusione». È questo quanto è venuto fuori all'hotel Minerva, in una direzione nazionale che, consegnando al segretario la delega per riorganizzare tutto il partito, ha di fatto rafforzato l'asse Casini-Cesa. E questo ha avuto il compito di dire no, per il momento, all'ipotesi di una grande coalizione con la nuova maggioranza di governo. «Il centrosinistra deve dimostrare di saper governare con le forze che ha a disposizione». Il messaggio non è solo all'indirizzo di Prodi ma anche a quello di Berlusconi. Come dire che l'Udc non ha intenzione di far passare la tesi del Cavaliere come unico interlocutore del centrosinistra. Casini in questo modo vuole smarcarsi da un percorso che lo vedrebbe in posizione subordinata con Berlusconi a dare le carte e il fido Tremonti a fare la regia dei temi su cui realizzare accordi con la nuova maggioranza. Casini nel corso della direzione si è reso disponibile a cedere il nome sul simbolo, se i livelli periferici del partito lo riterranno opportuno, anche alle amministrative. Resta in sospesa la questione se Casini assumerà una carica all'interno del partito. «Il presidente Casini deciderà» è stato il commento di Cesa. «Per quanto mi riguarda ho fatto un servizio in questa fase in maniera utile e semplice - aggiunge Cesa - e continuerò a farlo finchè serve. Poi al congresso vedremo».

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