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La piazza urla al Cav «Duce, Duce»

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Sembra che a gridare fossero ragazzi di An, ai quali probabilmente non è andato giù l'epiteto che nel pomeriggio Alessandra Mussolini ha riservato a Gianfranco Fini. «Il badogliano», lo ha chiamato la nipote del Duce (quello vero), facendo tornare le lancette della storia ancor più indietro. Che il clima di questa campagna elettorale sia stato aspro concordano tutti. Ma il parallelo con il 1948 non sembra convincere neppure gli alleati del presidente del Consiglio. «È una campagna elettorale certamente importante — smorza Fini — ogni volta che si deve decidere il governo del Paese siamo in presenza di una campagna elettorale importante. Diciamo che questa è molto importante». Ancor più freddo Pier Ferdinando Casini. «Credo che i paragoni storici — afferma il presidente della Camera — siano sempre sbagliati». All'Unione ha dato più fastidio il grido dei ragazzi in Piazza Plebiscito. «Noi vogliamo un presidente del Consiglio che venga con noi alle Fosse Ardeatine, a celebrare il Primo Maggio, in quei luoghi dove si è fatta la nostra storia», polemizza il presidente della Provincia di Roma Enrico Gasbarra, e Prodi commenta: «L'unica consolazione è che fra meno di tre ore non ne farà più, che questa sia l'ultima o la penultima, e che poi arrivi la pausa pre-elettorale».

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