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La Cdl si gioca tutto sugli indecisi

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Cioè da quella fascia della popolazione italiana che ha già deciso di recarsi alle urne, ma che ad oggi, a 24 ore dal voto, non ha ancora scelto per chi votare. E da quelli che, invece, nonostante tutti gli appelli, non metteranno mai piede nel seggio. Bella scoperta! Potrebbe commentare qualcuno, ma la questione è tutt'altro che banale. Soprattutto perché le due forze in campo puntano su queste due fasce di elettori per ribaltare a proprio favore l'esito della consultazione. Dopotutto, come insegna il calcio, le partite finiscono al 90°. Anche se l'approccio delle due coalizioni sembra leggermente diverso. Partiamo dagli indecisi. L'Unione ad esempio, dopo un momento di evidente imbarazzo, ha ricominciato a pronunciare (in barba alla scaramanzia) la parola «vittoria». Una vittoria che sembra ormai a portata di mano (se non addirittura scontata). Così, l'appello lanciato ieri da Piero Fassino dal palco di piazza del Popolo («parlate con gli indecisi, gli incerti, le persone che pensano che questo voto non sia così importante, e anche con chi è incerto ma ha sempre votato a destra, chiedendo a tutti di essere protagonisti di un voto di cambiamento») è sembrato più che altro un «eccesso di legittima difesa», un tentativo di evitare sorprese dell'ultimo minuto. Diverso l'atteggiamento della Cdl. Certo, anche qui si continua a parlare di «vittoria», ma un po' meno convintamente. La coalizione guidata da Silvio Berlusconi preferisce parlare di «partita in bilico, di «gara al fotofinish» e, negli ultimi giorni, si sono moltiplicati gli appelli agli indecisi e ai delusi perché non facciano mancare il loro sostegno. Per la verità, alla base delle due strategie, c'è anche una ragione storica. Normalmente, infatti, gli indecisi sono elettori moderati che votano più facilmente il centrodestra. Basta ricordare quello che accadde alle ultime elezioni Europee quando la Cdl in svantaggio recuperò consensi fino ad ottenere un insperato pareggio. Merito degli indecisi. La vera domanda è semmai: ma quanti sono questi indecisi? Anche qui si evidenziano due scuole di pensiero. Più sono gli indecisi, infatti, meno attendibili sono i sondaggi che, fino a quindici giorni fa, continuavano a dare l'Unione in vantaggio. Così, in alcuni ambienti del centrodestra, c'è chi parla del 30% di indecisi, mentre l'Unione scende addirittura intorno al 13%. Una cifra molto vicina alla realtà che, alla fine, dovrebbe attestarsi attorno al 14% del corpo elettorale. Insomma, una fascia di popolazione capace di stravolgere qualsiasi risultato. Ma, non sono solo gli indecisi a tenere sulle spine i due Poli. Un altro grosso punto interrogativo è quello che riguarda l'astensione. Nel 2001 non votò il 18% degli aventi diritto un dato che le due coalizioni puntano a diminuire. Anche qui la valutazione è esclusivamente politica. Berlusconi e i suoi, infatti, sono convinti che se venisse superata l'affluenza dell'82% per la Cdl aumenterebbero le possibilità di vittoria. Anche qui il target di riferimento è quello dei moderati che, oltre ad essere degli «eterni indecisi», si appassionano difficilmente a confronti elettorali dai toni particolarmnete accesi. Così ecco scendere in campo i moderati di entrambi gli schieramenti. Da un lato Marco Follini che ieri ha rivolto un vero e proprio appello agli indecisi. «Ora le coalizioni sono in campo - ha detto l'ex segretario dell'Udc -, i programmi pure, a questo punto la scelta è degli elettori, faccio un appello contro l'astensione». Sul fronte opposto, invece, si registra l'iniziativa della Margherita di Rutelli che, da alcuni giorni, ha avviato una vera e propria campagna di comunicazione per invitare al voto. Il leit motive è molto simile a quello usato in tutta la campagna elettorale: una famiglia sorridente e quel gioco di parole che ruota attorno al verbo «uscire». «Uscire» anzitutto dalla gabbia in cui, in questi an

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