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D'ACCORDO non sono simpatici.

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E sicuramente neppure troppo «politically correct». Però un po' di ragione a protestare quelli della Fiamma Tricolore, la formazione politica guidata da Luca Romagnoli, ce l'hanno. Perché con la scusa che se ci sono loro i no-global sfasciano la città, nessun sindaco o prefetto gli concede più una piazza per fare un comizio elettorale. Il precedente è il caos scoppiato a Milano sabato 11 marzo: La Fiamma aveva organizzato nel capoluogo lombardo un corteo, i gruppi dell'estrema sinistra si sono dati appuntamento sui siti internet e hanno messo a ferro e fuoco corso Buenos Aires e dintorni prima ancora che la manifestazione degli «avversari» iniziasse. Un precedente che «politicamente» è servito, visto che martedì sera il sindaco di Bologna Sergio Cofferati ha detto «no» alla richiesta del partito di Romagnoli di fare una manifestazione sabato in piazza Carducci. Il motivo? «Esigenze di ordine pubblico per evitare che si ripetano incidenti come quelli di Milano». E ieri è arrivato anche il «no» del prefetto di Padova a un'analoga richiesta sempre della Fiamma che voleva organizzare un comizio domani a Padova in piazza Eremitani. Stavolta, però, la manifestazione si farà ma è stata spostata in una zona più in periferia della città. Anche in questo caso la preoccupazione è quella che possano scoppiare degli incidenti. Timore non infondato visto che i centri sociali hanno già indetto una contromanifestazione per le 19: «Il CSO (centro sociale ndr) Pedro — si legge sul sito Indymedia — invita i cittadini antifascisti e democratici alla mobilitazione contro la vergognosa presenza di Fiamma Tricolore». E ancora: «È importante portare sempre più in alto la bandiera dell'antifascismo militante, come è stato fatto l'11 marzo a Milano, praticandolo al di fuori del fango elettorale». Insomma messaggi non proprio distensivi. E forse la Fiamma, stavolta, qualche ragione di protestare ce l'ha. Pa. Zap.

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