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AVVERTE Romano Prodi: «Così come non mi piace il clima di rissa, non mi piace che questi confronti tv ...

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Poche parole, ma chiare. Il leader dell'Unione comincia a mettere in forse l'ultimo faccia a faccia con Berlusconi, che è in calendario per il 3 aprile (per l'occasione è slittata anche la fiction su Karol Wojtyla a cui tanto teneva il Vaticano). E perché? Perché nel quartier generale di Santi Apostoli temono qualche sortita o diavoleria del Cavaliere. E hanno ragione, visto che lo stesso premier ha ammesso, intervistato da una tv locale milanese, di preparare qualche sorpresa. Ha detto che nel confronto del 14 marzo «parlerò come piace a me, senza numeri, come ho fatto dai miei colleghi imprenditori a Vicenza», lasciando intendere che la regola del due minuti e mezzo non gli piace e pensa di non rispettarla. Il primo ad insorgere è l'Udeur: «A Berlusconi le regole stanno strette e quindi nel prossimo confronto televisivo con Prodi potranno anche essere infrante», dice Mauro Fabris, il coordinatore della segreteria politica dei mastelliani. Che aggiunge: «Il disegno del Cavaliere è chiaro: approfittare degli ultimi minuti della trasmissione, come lui stesso ha anticipato, per forzare le regole concordate e abbandonarsi ad un vero e proprio comizio, come è avvenuto a Vicenza. Berlusconi fa i conti senza l'oste perché i telespettatori non sono stupidi e gli faranno pagare elettoralmente anche questa ennesima prepotenza». Subito dopo tocca a Ds e Margherita che con Beppe Giulietti e Enzo Carra attaccano: «Se Berlusconi pensa davvero di poter stracciare le regole del faccia a faccia tv con Prodi, il secondo confronto può scordarselo. Il premier fa mostra di disprezzare le regole che regolano il dibattito tv e che sono state fissate d'accordo tra i due campi. Non è accettabile che Berlusconi minacci piazzate in diretta come quella fatta a Vicenza. Se non ha argomenti da offrire agli elettori, ma soltanto torrenziali comizietti in spregio alle regole, sappia che il secondo confronto non si farà. Per Carra e Giulietti, «il premier si rassegni alla responsabilità, alla chiarezza e alla serietà, altrimenti i suoi monologhi può andarseli a fare da un'altra parte, non nella case degli italiani». Poco dopo arriva l'artiglieria pesante sulle parole del Cavaliere. Interviene anche Piero Fassino: «Non voglio neanche pensare per un istante che un presidente del Consiglio non voglia attenersi alle regole che egli stesso ha condiviso». Il segretario dei Ds ragiona in questi termini: «È stato approvato un regolamento che definisce precisi criteri per il confronto, regole sottoscritte che hanno permesso di fare un dibattito equilibrato, corretto e paritario. Non mi pare ci sia alcuna ragione per modificare delle regole che hanno funzionato e mi auguro quindi che il faccia a faccia tra Prodi e Berlusconi». Insomma, a parere del leader della Quercia, «non ci sono motivi» per cambiare qualcosa che ha funzionato e che è stato condiviso per tempo dai due contendenti. Il problema, se mai, riguarda lo «spartito» con il quale Berlusconi ha stabilito di portare avanti la propria campagna elettorale. I toni «incandescenti e rissosi non sono utili a nessuno», perché, aggiunge Fassino, «non permettono agli elettori di farsi un'idea dei programmi. Può anche darsi che qualcuno si illuda di raggranellare qualche voto in più» ma a quale prezzo? «Se Berlusconi pensa di radicalizzare lo scontro alzando i toni e immaginando che questo possa dargli qualche opportunità in più si sta sbagliando», avverte il leader della Quercia. L'Unione «non seguirà il presidente del Consiglio» perché chi «alza la tensione non può raccogliere consenso» e continuerà sulla propria strada spiegando in modo «pacato» cosa intende fare se andrà al governo. F. D. O.

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