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C'è attesa per quello che accadrà alla riunione del direttivo di oggi e della giunta di domani. Verrà ribadita l'autonomia dell'associazione

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La riunione di giunta sarà l'occasione per fare il punto a quattro giorni dall'acceso convegno di Vicenza in cui il Berlusconi ha fatto irruzione scatenando il finimondo e dopo le dimissioni di Diego Della Valle, del rapporto tra la Confindustria e il partito di maggioranza, Forza Italia. La consegna è di tenere un basso profilo, di smorzare i toni della polemica facendo scaturire l'immagine di una Confindustria compatta e stretta attorno al suo presidente Luca di Montezemolo. Tre sono i motivi che inducono questa strategia e che hanno portato all'allontanamento del patron della Tod's dopo la polemica con Berlusconi. Innanzitutto l'esigenza di difendere quello che è un grande patrimonio dell'associazione, ovvero la sua indipendenza dagli schieramenti politici. Ma c'è anche la considerazione strategica che non vanno sottovalutati i mal di pancia della base dei piccoli e medi imprenditori che si stanno facendo l'idea che i vertici confindustriali sostengono la sinistra. E poi c'è la volontà di non urtare un altro big della Confindustria, Fedele Confalonieri, che di certo non gradirebbe uno spostamento a sinistra della Confindustria. Nessuno vuole entrare in rotta di collisione con il numero uno di Mediaset. In queste ore al presidente Montezemolo stanno arrivando messaggi di solidarietà da gran parte delle associazioni che compongono l'esercito della Confindustria. Ma mentre c'è il ricompattamento del vertice intorno al presidente, in periferia c'è chi ritiene che Berlusconi abbia dato la stura ad uno scontento dilagante. Vicino al premier è Antonio D'Amato, il predecessore di Montezemolo, che salì al vertice dela Confindustria proprio portato dai piccoli e medi imprenditori insofferenti della condizione di semi monopolio determinato dagli Agnelli nell'associazione. La sua presidenza fu caratterizzata dal feeling con il Cavaliere. Non c'è da stupirsi quindi che la piccola impresa insofferente verso il peso che i big dell'industria hanno da sempre a viale dell'Astronomia, veda in D'Amato un punto di riferimento. E piccoli industriali sono quelli che a Vicenza hanno esternato a favore di Berlusconi mostrando a chiare note di non gradire un governo di centrosinistra. Anche Guidalberto Guidi, vice presidente nelle squadre di Giorgio Fossa e Antonio D'Amato, è tra coloro che vedono un malessere tra gli industriali. «la base confindustriale - afferma Guidi - è preoccupata perchè tra gli uomini che gravitano attorno al vertice dell'associazione, alcuni danno la sensazione di essere troppo vicini al centrosinistra. Quello che mi stupisce è che qualcuno trovi strano e quindi si stupisca che la base confindustriale composta per il 90% di imprenditori piccoli e medi sia di centrodestra». «Diciamo subito -prosegue Guidi- che non c'è stata nessuna frattura con i vertici. Confindustria è unita. Ma la grande massa dei piccoli imprenditori presenti in Fiera ha voluto ribadire un concetto chiaro: Noi con il programma dell'Unione non ci riconosciamo. Ed è naturale che sia così: le Pmi non possono riconoscersi con uno schieramento che aggrega, tra gli altri, Bertinotti ed i No global». E poi: «Sono profondamente convinto che Confindustria non si è mai schierata. Sfido chiunque a trovare un atto del presidente Montezemolo, della vicepresidenza o del consiglio direttivo in cui ci sia un'esplicita dichiarazione di scelta di campo». Altro industriale vicino a Berlusconi è Nicola Tognana. Imprenditore del nord-est è stato lo sfidante di Montezemolo. Tutti costoro smentiscono l'ipotesi di una fronda interna alla Confindustria ma le loro simpatie sono palesi. Così Tognana sottolinea «il programma dell'Unione di prodi non lo ha convinto. Le ricette per l'economia sono deboli». Un esempio? «Prodi promette la riduzione del costo dell'energia ma non spiega come farà. Quanto all'Irap non sono convinto che ci

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