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I DUE NEMICI

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Un astio senza fine

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Ma il confronto ha origini antiche. Le ostilità erano state aperte dall'imprenditore, e membro del patto di sindacato del Corriere della sera, che aveva rimproverato Berlusconi di aver tentato di «criminalizzare» il quotidiano di via Solferino per un editoriale di Francesco Giavazzi contro l'esecutivo riguardo alla questione Bankitalia. «Quanta demagogia» aveva esclamato il premier, e allora Della Valle era esploso: «Il Corriere della Sera è un giornale che decide in piena libertà. Capisco che avendo altre abitudini in casa tua pensi che succeda dovunque». Il riferimento, non certo velato, era all'attività di editore del presidente del Consiglio. Il patron delle Tod's era poi passato a criticare la campagna elettorale del premier, fatta - era stata la sua accusa - con «foglietti» in cui si vantano i successi del governo, ma non tenendo conto che, specialmente per le famiglie, «la situazione è dura». «Abbiamo bisogno che chi governa metta come primo fatto il rispetto delle regole - aveva insistito Della Valle -, della morale, se non facciamo queste cose questo paese non ripartirà mai. Noi abbiamo bisogno che chi ci governerà ci dia la credibilità di sostenere noi e di conseguenza anche chi lavora con noi. Se io ti vedo arrivare con un foglietto dove fai quattro disegnini, mi cascano le braccia. Sarei più contento - aveva proseguito - se il presidente del Consiglio si presentasse dicendo 'queste cose non le ho potute fare, io, Berlusconi, ho sbagliato una serie di cosè...». A questo punto Berlusconi aveva interrotto Della Valle: «Sono imbarazzato dal modo in cui Della Valle ha impostato la questione. Non credevo che un imprenditore potesse scendere a questo livello di demagogia. Non ci sono decisioni importanti assunte da me e dal mio governo di cui io debba pentirmi». E infine: «Se il signor Della Valle volesse fare uno scontro con me ne uscirebbe con le ossa rotte».

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