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VIETATO pronunciare la parola «sconfitta».

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Non fosse altro perchè è lo stesso premier, incontrando i suoi più stretti collaboratori a via del Plebiscito, ad ammettere che, nello studio televisivo di Raiuno qualcosa non ha funzionato. Il Cavaliere è arrabbiato soprattutto con se stesso. «Non capisco cosa mi sia accaduto» ripete. Il riferimento è all'ultima parte del confronto quella in cui Berlusconi avrebbe dovuto lanciare il suo appello agli elettori. È stato a quel punto che qualcosa, nella mente del presidente del Consiglio, si è inceppato. Il Cavaliere ha cercato di esprimere il suo pensiero, ma è sembrato confuso e alla fine, quando si è accorto di aver utilizzato tutto il tempo a sua disposizione, ha attaccato le regole del dibattito. Un mezzo passo falso che ha infastidito il premier al punto che, rientrando a palazzo Grazioli, ha ammesso: «Non l'ho portato alla conclusione per colpa mia perché il tempo è passato più veloce di quanto io avessi pensato». Ma il giorno dopo il premier parla anche di «un calo di tensione». Un black out temporaneo che è arrivato paradossalmente nel momento più facile da affrontare, quello dell'affondo finale. Fino a quel momento, infatti, Berlusconi era assolutamente certo di essersela cavata egregiamente snocciolando cifre e riforme realizzate ed inchiodando il suo avversario su uno dei suoi cavalli di battaglia: quello del buco ereditato dal precedente governo di centrosinistra («Ho ricordato, e Prodi non ha saputo contraddirmi, che noi abbiamo ricevuto da loro un'Italia, unica in Europa, sopra il 3%. Loro hanno distrutto i conti, il deficit eccessivo lo hanno creato loro»). Poi il colpo di scena. Quando tutti si aspettavano un duro attacco contro i comunisti che non hanno mai combinato niente di buono nella loro vita, il Cav ha fatto cilecca. Stanchezza, semplice stanchezza continua a ripetere, ma il mezzo passo falso brucia. Ed è probabilmente per questo che nell'home page del sito di Forza Italia, l'ufficio stampa si è limitato a mettere tutte le risposte del premier censurando «casualmente» l'appello finale (mentre la Margherita apre l'home page del proprio sito con l'appello del Professore). Comunque al di là degli errori di martedì sera, il premier è quanto mai convinto che la vera e decisiva battaglia si giocherà il prossimo 3 aprile. Per questo ai giornalisti che lo interrogano alla fine della conferenza stampa a palazzo Chigi per presentare la settimana della prevenzione per la lotta ai tumori, risponde: «Affronterò il prossimo confronto guardando al futuro, dopo aver affermato il tanto che abbiamo fatto, incomparabile con i governi precedenti». N. I.

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