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«Sono io che processo la sinistra»

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Non ci sta a farsi processare dalla politica. E soprattutto non ci sta a subire gli attacchi della sinistra. Francesco Storace cambia strategia e passa all'attacco. E comincia a sparare a palle incatenate, si ribella alle offese personali. Prima però, chiarisce il rapporto con gli alleati. «Non è vero che Silvio Berlusconi non mi ha difeso. Mi ha dimostrato tutta la sua solidarietà. Mi ha chiamato ieri (sabato, ndr) per dirmi che aveva intenzione di respingere le dimissioni da ministro». Lei però le ha confermate. «Sì, l'ho ringraziato. Ma ho deciso così. Non avevo intenzione di tornare indietro». Ma perché ha deciso di dimettersi? «Perché voglio difendermi senza immunità parlamentare, perché non sono deputato nè senatore, e senza neanche la carica di ministro. E dirò di più, non sono neanche indagato. Non ho ricevuto un avviso di garanzia, i magistrati non mi hanno nemmeno chiamato. Sono il primo ministro della storia che si dimette per voci». Facendo così, ha chiaramente marcato una differenza con quelli che non si dimettono. Voleva distinguersi da Forza Italia? «Gli altri fanno quello che vogliono e quello che ritengono giusto secondo la loro coscienza. Io sono un uomo di destra e per me è più importante l'onore che la carica». Forza Italia comunque non si è stracciata le vesti. Sono scesi a difenderla solo le seconde linee. Perché? «Credo che abbia influito la prima dichiarazione di Berlusconi nella quale il premier invitava alla cautela. Tutto qua. Ma in privato ho avuto migliaia di attestati di fiducia. Ho contato 652 sms, e il mio numero di telefono non lo conoscono proprio tutti. Mi hanno scritto anche tanti di Forza Italia». Non esiste un gelo tra i due partiti? Non c'è una differenza? «La vera differenza è con la sinistra. Sono venuti persino a sindacare sulla mia candidatura. Mi vogliono togliere anche questo diritto? E allora perché nessuno chiede come mai Fassino ha messo in lista Ugo Sposetti, il tesoriere, l'amico di Consorte? E come mai candidano Vincenzo De Luca, l'ex sindaco di Salerno sulle cui spalle pende una richiesta di arresto? All'arresto, capito? Sono io che faccio delle domande a loro. E non solo a loro». E a chi altri? Che altro ha da domandare? «Chiedo al giornale della famiglia Agnelli che pretenderebbe di dare a me lezioni di moralità, perché non badano più spesso a Lapo Elkan. Sono loro che vogliono fare la morale a me? Stiano zitti, sono io che la faccio a loro». Ha finito? «No, una domanda la faccio anche a voi, al Tempo che ha intervistato Brigandì, quello della lista della Mussolini che ha patteggiato la condanna a un anno e sei mesi per le firme false. Penso che si sta davvero capovolgendo tutto. Onori a chi viola la legge e fango su di me che sono una persona perbene». Senta Storace, ma il principale «spione», Pierpaolo Pasqua, lei lo conosceva. Su questo dovrebbe dare qualche risposta, no? «E chi le ha mai negate. L'ho detto io per primo di conoscerlo, senza che nessuno me lo chiedesse. Era venuto a fare una bonifica ambientale nel mio ufficio». D'accordo, ma era anche un esponente di An... «Era il presidente di un circolo. E allora? Quello che ha fatto nella sua attività lo sa lui, che cosa c'entra il partito?». È possibile che nel suo staff qualcuno abbia commesso una leggerezza? «Ho la massima fiducia nei miei, nessun motivo per dubitare di loro. E poi, guardi, questa inchiesta - da quello che leggo sui giornali - è molto vasta. Parte da Novara, riguarda Milano e altre città. Solo in minima parte si occupa su Roma. Invece ci si sta concentrando solo sul Lazio». Perché? Perché nel Lazio la battaglia politica - sia nelle Regionali di un anno fa sia oggi - ha assunto toni da guerra civile? «Perché il Lazio era una regione determinante allora e lo è ancora oggi». E cioè? In che senso determinante? «Facciamo un passo indietro. Torniamo al 2000. Allora la mia vittoria mandò a casa il governo D'Alema. E D'Alema non me lo ha mai perdonato. Tutta la sinistra non me l'ha perdonato. E sono stati pronti a mettere da parte l'anti

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