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I sindacati avvertono: Capitalia non si tocca

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Simeoni (Cisl): «Prima l'aeroporto di Fiumicino ora la banca, stanno impoverendo Roma»

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Quindi attenti a toccare il gruppo bancario Capitalia. È il velato avvertimento dei sindacati confederali del Lazio alla notizia 48 ore fa del possibile/probabile "matrimonio" tra il forziere romano Capitalia e la corazzata nordista del credito, Banca Intesa: gruppo quest'ultimo da 56.958 milioni di euro di raccolta diretta, contro i 28.264 del primo (dati aggiornati al 2004). «Gli accorpamenti si fanno per risparmiare - commenta il segretario generale Cisl Lazio, Francesco Simeoni - gli interessi dichiarati dal numero uno d'Intesa, Bazoli, non possono che preoccuparci». Simeoni non è solo il leader della Cisl Lazio. È anche un ex bancario, con un passato nella Cassa di Risparmio di Rieti. Quindi conosce bene i pensieri segreti che circolano nei piani alti di un gruppo bancario quando sta per ingoiare un pesce di "piccolo". «In caso di fusione si dovrebbe discutere la sede della direzione generale - continua - dei funzionari che rischiano il trasferimento, per non parlare del personale che inevitabilmente risulterebbe in esubero. Roma e il Lazio sono diventati la locomotiva economica nazionale. Stanno segnando incrementi della produzione superiori al 4 per cento. E di che cosa si sta parlando adesso? Dello spostamento del forziere romano al Nord. Io ci vedo dell'altro - sibila - Prima c'è stato il prosciugamento dell'aeroporto di Fiumicino per dare sostanza allo scalo di Malpensa, poi sono stati sbandierati i progetti di decentramento di Rai, Telecom e altro ancora. Alla luce dei fatti sono cose assurde. Il Mediterraneo non è un sacco vuoto, è la nuova frontiera degli affari, delle opportunità, per la nostra economia e per le nostre imprese. E Roma è al centro di tutto, non Milano. Bisogna puntare sulla Capitale e non invece depauperarla». «E poi bisogna dire - riflette pensieroso il coordinatore nazionale Fabi (sindacato autonomo) proprio di Capitalia - che Banca Intesa poco tempo fa ha portato a termine un accordo sindacale che non ci è piaciuto: ha mandato a casa 5mila persone in tre anni senza farsi troppi scrupoli. Non credo che a Capitalia potrebbe fare lo stesso, scatenerebbe un terremoto che gruppo dirigente e personale non meriterebbero proprio dopo anni di lavoro e di incredibili successi di bilancio conseguiti». Lo spiega meglio il segretario nazionale della Fabi, Enrico Gavarini, che ha occhi puntati su Intesa e Capitalia. «Intesa ha tagliato molti pensionabili ma anche giovani che sono stati lasciati a casa col 70% della retribuzione, per 5 anni, accedendo al fondo di sostegno al reddito. Se accorpamento ci sarà - aggiunge - bisognerà vedere su che cosa s'intende risparmiare. Ma le prime voci sono immaginabili - preconizza - personale e addetti ai centri elaborazione dati». A guardare preoccupati all'eventuale scalata del quarto gruppo bancario italiano sono anche i segretari regionali della Cgil (Walter Schiavella) e della Uil (Giuseppe Moretti). Ma aspettano. Non si sbilanciano in previsioni e soprattutto in dichiarazioni di guerra.

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