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Damato e Paolone, la Mussolini fa il pieno dei transfughi di An

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Ma c'è anche chi sottolinea il rovescio della medaglia: in realtà sono molti quelli che hanno sbattuto la porta in faccia al leader di An, Gianfranco Fini, perché nel partito «comandano le oligarchie feudali». Dai fatti, sembrerebbe aver ragione chi ha fatto le valigie per abbandonare il partito di Fini. Basta guardare il nuovo scenario che sta emergendo dentro An. C'è, ad esempio, una Alessandra Mussolini gongolante perché sta piazzando «freschi» ex di An in tutta Italia, a partire dalla Lombardia e dal Lazio per poi scendere giù per la Campania, Calabria fino alla Sicilia. E proprio in quest'ultima regione si registra il caso più eclatante: si tratta di Benito Paolone, eletto per diverse legislature nelle fila dell'allora Msi e poi di An, e che adesso guiderà la lista di As per il Senato. Per 40 anni Paolone è stato anche consigliere comunale a Catania. «Ho scelto la mia vita e il modello di coerenza a cui mi sono sempre indirizzato — afferma — In An ormai comandano le oligarchie che utilizzano strumentalmente le ragioni del realismo politico per annullare i comportamenti leali e calpestare i principi e l'etica solo per far vivere di rendita chi ha lo scettro del comando». Ricordando i principi basilari della destra italiana, l'ex di An spiega ancora che «la modernità non può essere accettata senza i valori della tradizione, perché rappresenta un tradimento alle scelte che sono state alla base della formazione politica e culturale del nostro mondo che ha preso corso nell'immediato dopoguerra». «Dentro An oggi — prosegue — c'è mancanza di quel rispetto verso chi, per tutta la vita, si è dedicato con impegno e coraggio, nella lealtà e nella coerenza a questo lavoro». Paolone, uno dei «pilastri della destra catanese», come ama definirsi, rivendica anche il «salvataggio» del governo Berlusconi grazie alla rielezione di Scapagnini a sindaco di Catania nella primavera dello scorso anno. E aggiunge: «Se si perdeva era già tutto pronto, gli stessi alleati di Berlusconi avrebbero chiesto le sue dimissioni, si sarebbe andati ad un governo tecnico-elettorale ed oggi la composizione politica dei Poli, probabilmente, sarebbe stata un'altra». In ogni caso, sottolinea, «mi onoro di lottare sotto il comando di Silvio Berlusconi persona che mi è profondamente cara e verso la quale ho un grande rispetto». Immancabile la stoccata ad An: «Mi hanno inviato solo una lettera di benservito, così come l'hanno inviata a tutti quelli che sono stati esclusi dalle ricandidature». E amareggiato conclude: «Ormai è un partito dove ci sono solo i padri-padroni che non rispettano più i valori basilari della vita, annullando tutti quei comportamenti minimali della convivenza politica sacrificandoli agli interessi personali. Non credo che in questo modo andranno molto lontano». Intanto la Mussolini gongola. Oltre a essere capolista alla Camera in 26 circoscrizioni e nel collegio della Valle d'Aosta, Alternativa Sociale ha candidato in Lombardia alla Camera, tra gli altri, Pasquale Guaglianone, già presente nelle liste di An alle scorse elezioni regionali. Con soddisfazione la Mussolini aggiunge che «in Lombardia abbiamo candidato al Senato Elisabetta Meggiorin, madre di Claudio, ragazzo ucciso da un albanese a Besano, in provincia di Varese, l'anno scorso. Una vicenda drammatica che ha avuto grande risalto nazionale». Sempre alla Camera, nella circoscrizione Lazio 1, Alternativa Sociale presenta il giornalista Mino Damato, fortemente impegnato nel sociale e nella difesa dei diritti dei bambini, mentre al Senato, sempre nel Lazio, come capolista la Mussolini punta sul Principe Sforza Ruspoli. Poi c'è la Campania, dove per la Camera nella circoscrizione 1 As ha candidato l'ex vice sindaco di Ischia, Luciano Venia, mentre in Campania 2 sarà presente Franco Cardiello, anche lui in fuga dal partito di Fini, eletto da tre legislature. In Puglia al Senato ci sarà Benedetto Daniele, vice presidente del «Partito della Terra», mentre in Calabria al num

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