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Rinvio a dopo le elezioni. Inutile pressing di Confindustria

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E - se c'era ancora qualche dubbio - appare ormai chiaro che in questo scorcio di legislatura non si farà nulla. Tutto slitta a dopo le elezioni del 9 aprile. Solo allora, anche alla luce del nuovo quadro politico, si potrà tentare di riprendere il confronto tra i sindacati e imprese. Con buona pace della Confindustria, il cui pressing dura da oltre due anni senza aver portato frutti nei tempi auspicati. Dopo la relazione congressuale di Guglielmo Epifani - che mercoledì aveva ribadito con forza i paletti che la Cgil pone a un negoziato sul modello contrattuale - ci si aspettava una replica altrettanto forte da parte dei leader di Cisl e Uil, che in questi mesi hanno mostrato maggiore disponibilità ad aprire una trattativa con gli industriali. Ma il clima nell'auditorium della Fiera di Rimini - dove si svolge il XV Congresso della Cgil - non è quello dello scontro, quello che caratterizzò il Congresso di quattro anni fa. E gli interventi di Savino Pezzotta e Luigi Angeletti davanti al popolo della Cgil sono stati improntati alla pacatezza. Il numero uno della Uil ha preso atto dell'impossibilità, nella fase attuale, di lavorare per un'intesa: «Noi vogliamo un nuovo modello contrattuale, perchè il modello del '93 per noi non c'è più e va sostituito con nuove regole facendo un accordo con le controparti. Ma bisogna avere un'opinione comune, e non c'è questa possibilità. Dunque - ha aggiunto Angeletti - lasciamo perdere. Abbiamo discusso un anno e dobbiamo prendere atto che le nostre posizioni, le distanze, sono rimaste uguali. Ne riparleremo quando le condizioni lo consentiranno». Insiste invece Pezzotta, che dissente dal segretario della Uil e spiega con passione che «molte cose non possono aspettare, pena il declino del ruolo del sindacato». Per questo «bisogna osare di più». E giudica la posizione di Epifani sui contratti «troppo timida e prudente». Il leader della Cgil aveva detto mercoledì: «Bisogna avere pazienza». Replica Pezzotta: «La pazienza è una virtù. L'immobilismo è un vizio». Scaramucce. Ma ormai il leader della Cisl è anch'egli rassegnato ad aspettare la prossima legislatura per riprendere il discorso interrotto con Cgil e Uil. E - a proposito del patto fiscale proposto da Epifani - avverte: «Sarà complicato affrontare la questione fiscale senza produrre cambiamenti nel modello contrattuale. E non credo sia possibile un accordo di legislatura se non viene accompagnato dalla ripresa di una forte iniziativa nei confronti delle nostre controparti imprenditoriali». Dal canto suo la Cgil, per bocca della segretaria confederale Carla Cantone, ribadisce: «Non si può chiedere alla sola Cgil di cambiare posizione. Quindi, dopo le elezioni bisogna riaprire un confronto franco e leale». E a Confindustria la Cgil dice: «Pensa di tamponare la crisi con nuovi modelli contrattuali. Ma noi non siamo disponibili ad accettare l'idea che i problemi si governino e si risolvano riducendo diritti e salari». Se sulle ricette c'è ancora da lavorare per arrivare a una posizione comune, nel bocciare il Governo Berlusconi Cgil, Cisl e Uil sono comunque in perfetta sintonia: «Hanno prodotto un disastro», denuncia Angeletti. «Il Governo di centrodestra ha sbagliato politica economica, ha abbandonato la concertazione, non ha rispettato gli accordi». «Ora - dice Pezzotta - serve una svolta netta, perchè l'Italia arretra». Anche se la sua non è certo un'investitura ad un ipotetico governo Prodi (come quella fatta mercoledì dal leader della Cgil). Pezzotta vuole evitare che il sindacato si appiattisca su questa o quella coalizione (da qui nascerebbe anche la sua scelta di rinunciare ad una candidatura sicura). Per questo avverte Epifani: «La logica dei governi amici è inaccettabile. Il sindacato - spiega - non ha governi amici. Qualunque governo ci sarà troverà un sindacato responsabile, ma non remissivo».

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