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di FILIPPO CALERI BRUXELLES si schiera, ancora timidamente, con l'Italia sul caso della fusione di Gaz ...

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«L'intervento dello stato francese rispetta la legge ma non lo spirito del mercato interno europeo», ha fatto sapere McCreevy attraverso il suo portavoce. Insomma la Francia, grande sponsor dell'Unione europea, quando si tratta di tutelare l'interesse nazionale dimentica la tradizionale eleganza e, soprattutto le regole non scritte che regolano i rapporti tra gli stati membri. «Formalmente non c'è alcuna legge europea che impedisca a una società controllata dallo stato di acquisirne un'altra», ma questo non sembra «particolarmente corretto», se fatto con l'obiettivo di impedire una fusione transfrontaliera, ha aggiunto il commissario, rimarcando di essere «molto preoccupato» per gli aspetti protezionistici di questa operazione. Così l'ultima parola sul Gdf e Suez potrebbe non essere ancora stata scritta. Gli uffici di McCreevy dopo aver messo alle strette l'Italia sul caso Antonveneta e la Polonia per il caso delle due banche, Pekao e Bph di cui è impedita la fusione a Unicredit, continua a monitorare la vicenda. E presto potrebbe presentare il conto insieme alla procedura di infrazione nei confronti della Francia per la legge contro le opa straniere varata all'inizio dell'anno da Parigi. Da cui ieri sono arrivate solo dichiarazioni diplomatiche. Ieri il ministro degli Esteri francese, Philippe Douste-Blazy, a margine del Consiglio ha voluto sottolineare come «le regole del gioco siano chiare per tutti. Ci sono due società che decidono e che scelgono. Non ci sono imbrogli. È il sistema di mercato ed è il mercato che decide». Eppure agli italiani questa versione continua a non convincere.

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