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Le toghe rosse: cancelleremo la riforma

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Il responsabile Giustizia della Quercia Brutti: «È in contrasto con la Costituzione e va azzerata»

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Ma alle toghe di centrosinistra non basta. Vogliono azzerarla. E hanno promesso che lo faranno se e appena l'Unione espugnerà Palazzo Chigi. Non è stato sufficiente che ieri, davanti alla stessa platea di magistrati riuniti per il XXVIII Congresso della loro Associazione, autorevoli esponenti della Cdl (a cominciare dal responsabile Giustizia di Forza Italia Giuseppe Gargani), abbiano riconosciuto come la legge, pur «doverosa», ha bisogno di correzioni, insomma di una messa a punto. Una parziale autocritica che non soddisfa il sindacato delle toghe. Infatti, con il documento conclusivo della sua assise, è tornato a chiedere l'azzeramento della riforma dell'ordinamento e la sospensione dei decreti attuativi, per poter mettere mano entro un anno a una nuova legge. E il diessino Massimo Brutti e Giuseppe Fanfani della Margherita, hanno confermato l'impegno a realizzare questi obiettivi se il centro-sinistra vincerà le elezioni. Lo scambio di opinioni tra i due schieramenti sulla riforma avviene ad una tavola rotonda. «La riforma, che è in contrasto con la Costituzione, va azzerata e sostituita con nuove norme» attacca Brutti. E per far questo «vanno sospesi» i decreti attuativi. «Non ci sono alternative» conviene Fanfani, perchè la riforma della Cdl ha «contenuti pericolosi sotto il profilo dell'assetto della giurisdizione». «Una nuova legge si potrà varare in pochi mesi- assicura il responsabile Giustizia dei Ds- Ci sono già proposte alternative su tutti gli aspetti toccati dalla legge Castelli». E il metodo per arrivarci, sottolinea a sua volta Fanfani, dovrà essere «assolutamente diverso da quello seguito dall'attuale maggioranza, che ha fatto una riforma contro i magistrati e che non piace a nessuno; la strada è quella della concertazione con magistrati ed avvocati». Critiche rigettate dal centro-destra: se in qualche parte la riforma «è stata scritta male» è dipeso anche dall'«ostruzionismo» dell'opposizione, ribatte Antonino Caruso, presidente della Commissione Giustizia del Senato. Per lui di azzeramento non si può parlare ma di aggiustamenti sì. «Non ci può essere un ripensamento complessivo della riforma ma che questa, così come altre riforme, debba essere sottoposta a manutenzione, mi sembra un fatto assolutamente pacifico». Sulla stessa linea è Gargani, che pur respingendo le critiche alla riforma («non è contro i magistrati ed è nell'alveo della Costituzione»), riconosce: «una grande legge come questa deve essere sperimentata, il che non significa dire che la macchina messa in piedi non funziona. Se ne dovrà valutare l'impatto e correggere le parti che devono essere perfezionate». «La riforma si può migliorare non azzerare», conviene Erminia Mazzoni, responsabile Giustizia dell'Udc, purchè, dice ai magistrati, «il dialogo avvenga tra poteri dello Stato che si rispettano». E a questa condizione, si potrebbe pensare anche di sospendere l'efficacia di alcuni dei decreti attuativi, come quello sulla Scuola e sul concorso di accesso alla magistratura. «Oggi si parla di riforma scritta male, di bisogno di una manutenzione, ma quando lo abbiamo detto noi, con gli scioperi, siamo stati accusati di assumere un atteggiamento di contrapposizione politica», lamenta il presidente dell'Anm Ciro Riviezzo, che rigetta l'accusa di Gargani alle toghe di aver contrastato la riforma.

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