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Il comico genovese fustiga la sinistra e diventa il protagonista della convention

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È Crozza il vero leader dell'Unione

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E sulle note della «Canzone Popolare» di Ivano Fossati, diventato ormai l'inno dell'Ulivo, nel Palaottomatica entrano trionfanti Prodi, Fassino e Rutelli. Ma le «tre punte» del centrosinistra non faranno che ripetere discorsi già fatti, copioni già visti, parole già ascoltate. Il vero protagonista politico della «convenscion» ulivista è Maurizio Crozza. La sua satira graffia ferite antiche, frusta i difetti del «fare sinistrese» come un gatto a nove code, scopre i nervi di debolezze croniche e difficili da superare, irridendo e facendo ridere anche i bersagli diretti delle sue battute. Persino l'impassibile D'Alema, uno dei più «cazziati». «Ma perché la sinistra - domanda al pubblico - deve essere pallida e smunta? Guardiamo Rutelli e la sua abbronzatura... Bertinotti ha il cachemire, ma è un cachemire di sinistra, un modello che vendono già infeltrito. A sinistra abbiamo anche lo champagne, buono ma un po' sgasato. D'Alema ha una barca - spiega Crozza - ma è una barca di sinistra e cioè si può solo "cazzare". Poi guarda poi in faccia il «velista» pugliese e gli dice: «Anche tu hai cazzato tantissimo». Crozza non risparmia nessuno. Rivolto a Prodi, che poco prima aveva abbracciato e baciato, parla del programma dell'Unione: «Siamo tutti qui insieme, che bello! - comincia - C'è anche un programma di 280 pagine, appena lo finisci di leggere sono finite le elezioni. Lo vendono in fascicoli e col primo ti danno anche il cruscotto del tir giallo di Prodi da montare. Io non sono arrivato ancora alla fine, come va a finire? Luxuria e Mastella si sposano?», chiede ai circa diecimila presenti. Il comico sfrutta pure un inconveniente tecnico per improvvisare: «Non facciamo figure di m... sennò il nano se ne approfitta. Se non sappiamo organizzare una convention come facciamo a dimostrare che sappiamo governare?». «Che bello! - continua - Diamo 2500 euro ai bimbi da zero a tre anni. Bellissimo! Così quando arrivano a 18 anni e gli hai tolto l'assegno quelli non ci votano e noi non vinciamo nemmeno tra 18 anni...». D'Alema, inquadrato sui cinque maxischermi che prima dell'inizio della kermesse avevano trasmesso immagini di un'alba rossa a simboleggiare la «nuova primavera» in arrivo, si sganascia. Ma torna serio quando il discorso slitta (inevitabilmente) sulla CdL: «Silvio ha scritto venti pagine, così anche Bondi in quattro mesi riesce a leggerlo. Legge piano, dopo un po' si deconcentra e colora le figurine...Fini ha fatto una legge che equipara le droghe pesanti a quelle leggere, poi ha detto che si è fatto uno spinello da giovane. Io sono d'accordo con An: a volte anche un solo spinello può fare danni...». A questo punto l'inarrestabile genovese si rivolge al leader della coalizione. «Se vinci ti prego di una cosa: non censurare i comici, i comici di destra, Cicchitto e Schifani devono poter lavorare...Berlusconi ne dice tante: dice che se ti levano più di un terzo del guadagno con le tasse, evaderle è morale. Ai lavoratori in cassa integrazione ha consigliato di trovarsi un lavoro in nero. In visita alla borsa americana ha detto agli investitori di venire in Italia, così investono e poi la sera escono con le segretarie. Sarà un caso, ma il giorno dopo il Nobel per l'economia Modigliani è morto. Ma se dice queste cose a noi e ai giornalisti, quando è da solo con Previti che cosa si dicono?». L'attacco al centrodestra, dopo l'iniziale autocritica al vetriolo, va avanti: «Alla fine non dimentichiamoci che Berlusconi ha fatto anche tante cose buone - spiega Crozza facendo il serioso - Ci ha dato 70 euro per comprarci il digitale. Però non abbiamo i soldi per gli ospedali, vorrà dire che se ci dobbiamo fare le punture useremo la presa scart». Quindi parte l'elenco delle esternazioni berlusconiane: «In questi giorni ho pensato che mi si fosse rotto il telecomando - ironizza riferendosi alla tele-onnipresenza del Cavaliere - Berlusconi ha spiegato che ha fatto più riforme lui di quante ne siano state fatte negli ultimi tremila anni, che sua

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