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Marano a RaiDue, torna il «leghista del Sud»

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Una nomina approvata grazie ai cinque voti a favore dei consiglieri appartenenti alla Casa delle Libertà. Contrario alla nomina solo il presidente del Cda Claudio Petruccioli. I consiglieri dell'Unione, in segno di protesta contro la nomina di Marano, non hanno preso parte alle operazioni di voto. Secondo i tre consiglieri di centrosinistra la convocazione odierna del Consiglio «nasce, infatti, dall'iniziativa di cinque consiglieri che non condividiamo perché rischia di introdurre elementi di tensione e contrapposizione tra una parte del Consiglio e il presidente, al quale rinnoviamo il nostro apprezzamento per la correttezza con cui ha sempre condotto i lavori consiliari». Quello di Marano a Raidue è un ritorno, visto che il 4 maggio del 2004 era stato proprio lui ad essere sostituito alla guida della seconda rete da Ferrario nella seduta del Cda Rai che provocò le dimissioni dell'allora presidente Lucia Annunziata. Critico il giudizio di Petruccioli: «È stato fatto uno strappo. L'atto odierno contrasta con la prassi e il clima che hanno improntato il nostro primo semestre e fa prevedere un futuro nel quale sarà più difficile far vivere l'una e l'altro». Rincara la dose Giuseppe Giulietti, capogruppo Ds in Commissione vigilanza: «Non si può più parlare di lottizzazione in Rai, ma di atti osceni in luogo pubblico». Una «nomina ingiustificata», è la definizione di Fabrizio Morri, del coordinamento dell'Ulivo, che aggiunge «si è trattato di un vero colpo di mano a meno di 50 giorni dal voto». E il responsabile della comunicazione del Prc sottolinea che «mentre il Presidente del Consiglio tende a rassicurare il leader libico, la maggioranza governativa del Cda della Rai, a pochi giorni dalle elezioni politiche, ri-nomina un direttore leghista a Raidue». ontraddistingue in iniziative che mettono a repentaglio l'immagine e la sicurezza del nostro Paese». Nominato dal cda il 16 aprile 2002 alla guida della seconda rete, Marano esordì con la promessa d'impegno «Più territorio su Raidue». Il biennio del leghista Marano, che è nato ad Ascoli Satriano, in provincia di Foggia ma che ha combattuto la battagia per decentrare la Rai al Nord, fu caratterizzato dal difficile riposizionamento della rete sul target 25-44 anni, dal caso Santoro, ma anche dalla svolta verso il genere reality, con «l'Isola dei famosi», «La talpa» e «Music Farm». Ma il nervo scoperto diventa subito l'informazione, e cioè «Sciuscià» di Michele Santoro. Sono i giorni dell'«editto bulgaro» del premier: a giugno, alla convention Sipra di Cannes, Santoro è fuori dal palinsesto. Il venerdì, al posto di «Sciuscià», arriva «Destinazione Sanremo» per lanciare i giovani verso la vetrina dell'Ariston: ma il programma farà flop e dopo un misero 2.91% verrà retrocesso alle 17. Ma per l'ex sottosegretario in quota Lega Nord i guai arrivano anche dalla politica: prima uno speciale di Romano Bracalini su Pontida, poi le accuse alla Rai «romanocentrica», le spinte federaliste per il trasferimento della rete a Milano trascinano la direzione al centro delle polemiche. La parola d'ordine per il 2003 è «rilancio». Ma intanto la direzione di Raidue si trasferisce a Milano con buona parte delle produzioni. Oltre ai reality, altre scelte di Marano si riveleranno azzeccate: l'acquisto di telefilm cult come «Desperate Housewives» e «Lost» (che parte tra pochi giorni) e le Olimpiadi di Atene 2004 alle quali dedica la rete.

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