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La Procura indaga l'ex ministro

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Calderoli è sotto inchiesta da parte della procura di Roma per l'ipotesi di reato di offesa ad una confessione religiosa tramite vilipendio. Un reato recentemente depenalizzato (si rischiava la condanna fino a due anni di reclusione) e che prevede una sanzione pecuniaria da mille a cinquemila euro. La procura di Roma, inoltre, sta valutando la posizione del direttore del Tg1, Clemente Mimun, che intervistò Calderoli durante «Dopo Tg1». In particolare il procuratore Giovanni Ferrara e il pubblico ministero Roberto Cucchiari, intendono formalmente verificare se la trasmissione era o meno registrata e quindi appurare l'esistenza di eventuali responsabilità in concorso con Calderoli nel reato. All'iniziativa della procura di Roma, adottata d'ufficio, hanno fatto seguito ieri altre denunce, tra cui quella di Federconsumatori e quella di un noto penalista romano, l'avvocato Tommaso Mancini, che ha firmato un esposto nel quale si ipotizza una ipotesi di reato più grave nei confronti di Calderoli. «Ciò che interessa maggiormente e che integra la condotta tenuta da Calderoli — ha spiegato l'avvocato Mancini — è una legge che prevede che "qualora gli atti ostili siano tali da turbare le relazioni con un governo estero, ovvero da esporre lo Stato italiano o i suoi cittadini ovunque residenti, al pericolo di rappresaglie o di ritorsioni, la pena è della reclusione da tre a 12 anni"». L'indagine aperta sull'ex ministro leghista ha suscitato una serie di reazioni a cominciare dai compagni di partito. E se il parlamentare europeo Mario Borghezio giudica l'iniziativa «uno spreco di energie e denaro pubblico», il coordinatore nazionale di Forza Italia, Sandro Bondi, ha spiegato che l'indagine «rasenta il ridicolo». «Soprattutto — ha aggiunto Bondi — se si pensa alla benevolenza che la magistratura stessa ha mostrato, nel recente passato, nei confronti di soggetti sospettati di collusioni con il terrorismo».

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