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Fuga da Bertinotti, capitali all'estero

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Il denaro viaggia ad alta velocità in vista del 9 aprile, con l'incubo che sul tavolo esca la carta più pericolosa, quella con la faccia arcigna di Bertinotti. C'è chi muove su Lussemburgo, chi avanza su Cipro, chi sposta i suoi forzieri alla conquista della Svizzera, chi tenta l'avventura transoceanica e dà l'assalto ai conti correnti di Cayman, Santo Domingo, Bermuda. Da qualche mese i Paperoni d'Italia hanno fiutato il vento della patrimoniale, della stangata sulle rendite, sui capital gain, del ritorno inesorabile delle imposte su donazioni e successioni. Insomma, scatta il terrore in caso di vittoria del centrosinistra. E chi può si sta organizzando per l'esilio dorato dei proprio capitali, un po' come accadeva agli inizi degli anni Ottanta, quando tirava aria di compromesso storico e lo spauracchio comunista faceva capolino dalle parti di Palazzo Chigi. Ma stavolta l'immagine dell'anonimo corriere con la ventiquattrore che cerca di superare nottetempo le dogane appare decisamente superata. La fuga dei capitali, oggi, avviene anche alla luce del sole; anzi, sono proprio le cifre ufficiali, quelle fornite da Bankitalia, Uic e Assogestioni, a fornire un quadro allarmante dell'inesorabile emorragia di denaro verso l'estero. Basta dare un'occhiata alla bilancia dei pagamenti fornita dall'Uic, alla voce «conto finanziario», al capitolo «investimenti di portafoglio»: l'ultimo dato, aggiornato al novembre scorso, fa registrare nei primi otto mesi del 2005 un aumento esponenziale del denaro utilizzato dai capitalisti italiani per acquisire azioni, obbligazioni e titoli di Stato di Paesi esteri. Nella prima parte del 2005 gli investimenti di portafoglio hanno fatto registrare un aumento dei deflussi all'estero pari a 58.139 milioni di euro rispetto agli otto mesi dell'anno precedente: per rendersi conto della curva di crescita negli investimenti di denaro italiano all'estero basta confrontare i dati mesi per mese: nel gennaio 2004 escono 2.645 milioni di euro, l'anno dopo salgono a 7.425, nel febbraio del 2004 si volatilizzano 2.239 milioni contro i 6.845 del febbraio 2005, a marzo il rapporto è 2.079/9.017, e via di seguito con questo trend, con l'eccezione di giugno, fino ad agosto (4.532 nel 2004, 6.825 nel 2004) e settembre, quando il divario si fa enorme: 593 milioni di euro usciti dall'Italia nel 2004 contro i 9.784 del 2005. Ma il record si tocca quattro mesi fa: ad ottobre prendono la via dell'estero ben 11.871 millioni di euro contro i 2.016 dello stesso mese dell'anno precedente. Ma l'ultimo bollettino dell'Uic, che fa riferimento a novembre 2005, rileva un flusso ancora maggiore interamente destinato a obbligazioni estere, con 56 miliardi di euro di investimenti italiani su obbligazioni estere. Se a questo aggiungiamo che nei primi otto mesi del 2005 la Borsa italiana ha subìto uno scippo di 16 miliardi di euro dalle piazze finanziarie straniere, a causa del minor interesse degli investitori esteri nei confronti dei nostri titoli azionari, il quadro sulla grande fuga di capitali in atto è ancora più completo. «A differenza di quanto avvenuto in Francia e Germania - scrive il bollettino di novembre 2005 di Bankitalia - i disinvestimenti netti da titoli azionari di società italiane sono aumentati a 16,7 miliardi di euro, contro 1,4 nello stesso periodo dell'anno precedente». In più Via Nazionale rileva che nei primi sei mesi del 2005 le attività finanziarie sull'estero sono passate dai 689.189 milioni di euro del giugno 2004 ai 790.279 milioni del giugno 2005. Un trend inarrestabile che Assogestioni fotografa con un dato ancora più aggiornato: a gennaio 2006 la raccolta dei Fondi Roundtrip (fondi di diritto estero promossi da

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