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«La Cdl ostacola. Noi, il partito del sì Eni e Enel non aiutano i risparmi»

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Alfonso Pecoraro Scanio, leader dei Verdi, non ci sta a passare per l'uomo dei veti della politica italiana. È vero, è colui che dice di no alla Tav, no al rigassificatore di Brindisi, no al Ponte sullo Stretto, no al coke di Civitavecchia. «Ma siamo pronti a dire tanti altri sì». E quali? Finora il «sì» sembra una parola inesistente nel vostro vocabolario... «Anzitutto, poniamo una questione di metodo. Vogliamo che si ritorni al metodo dell'agenda 21, tanto per citare l'Europa. La parola d'ordine deve essere «partecipazione». Bisogna costruire con un lavoro comune, non contro qualcuno come sta facendo questo governo». Prodi ha incontrato i sindaci no Tav della Val di Susa. E invoca il dialogo. Lei cosa ne pensa? «Siamo stati noi ad invocare il dialogo sulla questione dell'alta velocità. Se vuole una battuta, mi sembra che Prodi sia d'accordo con noi». Dialogo, partecipazione: non diventano sinonimi di rinvio, di non fare? «Guardi, mi sembra che il maggior intralcio l'ha creato la legge obiettivo voluta da Berlusconi. Saltare le comunità locali, calpestare le realtà del posto porta a questo: ovunque ci sono focolai di protesta. Ecco, mi aspetto che il governo di centrosinistra imponga una vera svolta in materia». Di quale svolta parla? «Dialogo, partecipazione, confronto. Ascoltare la gente. E decidere». Decidere? «Sì, per ogni problema vi sono tante soluzioni. Sulla Tav della Val di Susa, noi non siamo contro la ferrovia. Al contrario, vogliamo che l'altra linea, che oggi è sfruttata solo al 30%, venga utilizzata pienamente. Invece di lanciarsi, come si sta facendo, in un'opera che si potrà realizzare solo fra trent'anni». I Verdi, tuttavia, si oppongono a tutto ciò che si sta facendo. Siete il partito del no? «Falso. In campagna elettorale andremo a Matera, dove Berlusconi doveva portare il treno e la stazione ferroviaria e non l'ha fatto. Andremo sulla linea ferroviaria Bologna-Verona, dove si doveva fare il raddoppio e non s'è fatto neanche dopo l'incidente di Crevalcore. Andremo a Rometta Marea, sulla linea Messina-Palermo. Vuole che continui?». Continui pure. «Presenteremo tutto il nostro programma il 18 febbraio, alla nostra conferenza programmatica. Vedrete, saremo il partito del sì. E quanti sì diremo». Scende in piazza l'Italia del sì, a Civitavecchia tocca a operai e imprese. Voi da che parte state? «Sento parlare di carbone. Prima di iniziare questi discorsi, vorrei che se ne facessi uno prima: cominciamo ed evitare gli sprechi». Quali sprechi? «Senta, in Alto Adige, dunque sto parlando di Italia, non si concede una licenza edilizia se una casa consuma più di sette litri di gasolio. Nel resto del Paese, la media è di venti. Qualcosa non va, cominciamo a ridurre il consumo con i doppi vetri e le riduzioni laddove il riscaldamento non serve». Quanto si può recuperare? «Il 20-30%. Guardi, l'Enel ha interesse a che si consumi di più, vende energia. L'Eni lo stesso. È però dovere dello Stato aiutare a far star meglio tutti, a cominciare dall'ambiente». Ma a quei lavoratori che scendono in piazza perché vogliono lavorare, lei che dice? «Che l'ambiente produce occupazione. Se implementassimo l'energia solare, si potrebbero creare anche 100mila posti di lavoro. Ma servirebbe anzitutto un piano energetico. Che non c'è. Ed è questo il più grande crimine del governo Berlusconi».

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