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La par condicio fa litigare il Cav e Casini

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«È liberticida» tuona Berlusconi. Il leader Udc: «Un bavaglio? Lo dice lui. Rispettiamo le leggi vigenti»

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Calabrò prospetta anche delle sanzioni «ove vi siano comportamenti sanzionabili in base alle norme vigenti». Ma al momento nemmeno l'intervento dell'Authority riesce a mettere la sordina alla bagarre. Berlusconi è tornato all'attacco durante i festeggiamenti per i 95 anni della madre. «Non è solo una legge illiberale, è una legge liberticida». E ha smentito chi ha parlato di una polemica con il Capo dello Stato: «Chi vi legge uno scontro con il presidente Ciampi è in malafede». E alla sinistra che lo accusa di aver monopolizzato la tv replica secco: «Non è vero che sono sovraesposto nè è vero che ho avvelenato il clima elettorale. Devo raccontare agli italiani le cose che il governo ha fatto. Semmai uso l'ironia per difendermi dagli attacchi. Ho un credito di quattro anni e mezzo per quanto riguarda la tv, visto che gli altri ci sono andati in continuazione». Ma il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini si smarca dal Cavaliere. «Una legge bavaglio? Questi termini li usa il premier e ne risponderà lui. La par condicio è una legge che c'è e noi rispettiamo le leggi che ci sono non quelle che vorremmo ci fossero». Quanto al richiamo del Capo dello Stato «è pertinente e va ascoltato con considerazione e rispetto e non esiste uno scontro tra il Quirinale e la Cdl». Come pure, avverte Casini, «noi non abbiamo l'abitudine che molti hanno di applaudire o fischiare a seconda dele nostre convenienze». Casini ribadisce anche la sua contrarietà a cambiare la par condicio. «Il principio che chi ha più voti ha più spazio avrebbe introdotto una disparità nelle condizioni di partenza, indebolendo la democrazia». Anche il presidente del Senato Marcello Pera si mantiene fuori dalla mischia. «La lettera di Ciampi ha un significato morale, si è rivolto direttamente al presidente della Commissione di vigilanza, serve civilità nella campagna elettorale». Bordate arrivano dalla sinistra. Per Fassino la «reazione scomposta della destra dimostra che il problema esiste. Il premier ha un atteggiamento non rispettoso dell'autonomia dell'informazione». E Prodi gli fa eco. «È saggio il richiamo di Ciampi. Ci dovrebbero essere delle regole, perchè se i politici non hanno autocontrollo...» La Margherita punta l'indice contro il ministro delle Comunicazioni Landolfi che «fa da raggicoda al premier e accusa implicitamente Ciampi di essersi inventato un problema che non c'è». Mastella leader dell'Udeur rincara la dose: «I richiami di Ciampi sono giusti, il prolungamento della legislatura non deve servire alla propaganda del premier». Replica a tono il portavoce del presidente del Consiglio, Paolo Bonaiuti. «Prodi e Fassino intimano a Berlusconi di stare lontano dalle televisioni perchè vogliono andarci solo loro». Il presidente dei senatori di Forza Italia Renato Schifani invita Fassino al silenzio. «Il segretario Ds taccia, ha militarizzato il Tg3. Fassino dovrebbe spiegare come mai sono tanto terrorizzati dalle presenze di Berlusconi in radio e tv visto che lui e i suoi compagni dell'Unione occupano stabilmente i media da 5 anni». E il presidente del gruppo di Forza Italia alla Camera, Elio Vito, taglia corto: «È diritto e dovere del premier di andare in tv. Quando si entrerà in campagna elettorale si rispetterà la legge».

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