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Rai: la Vigilanza approva la norma anti-Santoro

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In campagna elettorale niente video per «persone che hanno ricoperto ruoli politici nell'ultimo anno»

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Un emendamento che di fatto chiede a Viale Mazzini di vietare a Santoro di andare in video nel periodo della campagna elettorale (nel testo il divieto è riferito alle «persone che hanno ricoperto un ruolo politico nell'ultimo anno»). L'Unione lascia l'aula e parla di norma «ad personam», la maggioranza sostiene che si tratta di una regola nel segno della neutralità dei conduttori. Il consiglio, da parte sua, prende atto del voto della Vigilanza e a quel punto è facile far prevalere la non opportunità di una sfida nei confronti del Parlamento. Quindi, dopo una lunga discussione, si vota all'unanimità una delibera che prevede il ritorno del giornalista con un programma su Raidue in primavera. Saltano dunque, per chiara volontà politica, le tre serate sulla terza rete Rai e si rimanda il ritorno del giornalista che commenta: «È l ennesima dimostrazione che l'editto bulgaro proclamato dal Presidente del Consiglio contro Enzo Biagi, Daniele Luttazzi e Michele Santoro è ancora in vigore». La polemica politica comunque è forte, e si apre già nella riunione della Vigilanza quando - dopo la presentazione dell'emendamento - per primo Giuseppe Giulietti, spiega: «È un emendamento mirato contro Santoro, un ad personam con criterio punitivo fatto con alle spalle una vicenda irrisolta». Replica da An Ignazio La Russa, ma tutta la Cdl è favorevole: «Abbiamo discusso ieri tutti insieme nella Cdl di questa norma che non è dedicata all'uomo ma alle situazioni. Il problema è di valutazione che spetterà al Consiglio di amministrazione della Rai leggendo ed interpretando questa norma». Il resto sono commenti, con l'Unione tutta e gli «epurati» che parlano di paese a democrazia limitata, di editto bulgaro ancora in vigore, di azienda Rai che perde libertà, o semplicemente chiedono di far fare a Santoro il suo mestiere. Con il presidente Gentiloni che chiosa: «Santoro è un'ossessione per la Cdl». La Cdl invece in parte nega il legame tra la norma e il futuro del giornalista in Rai, e in parte ammette il legame ma respinge al mittente l'accusa di voler limitare l'autonomia della Rai. Per il Ministro delle comunicazioni Mario Landolfi poi «l'emendamento della commissione di Vigilanza rappresenta la logica conseguenza dell'impostazione della legge sulla par condicio. Sarebbe stato infatti davvero singolare mostrare in video personaggi schierati o comunque riconducibili a precise aree o addirittura partiti politici nel momento in cui si pretende, nel periodo della campagna elettorale, dai conduttori non solo di essere ma anche di apparire equidistanti e imparziali».

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