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Troppi conflitti Palazzo Chigi

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chiede la testa del presidente

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E se per calmare le acque servirà il sacrificio di un manager, «ebbene, che il sacrificio abbia inizio». Così Palazzo Chigi ha deciso ieri di lasciare al suo destino il presidente e ad dell'Alitalia, Giancarlo Cimoli. Il piano di salvataggio della compagnia, se ha pur messo una pezza (a caro prezzo) sul buco milionario del vettore, non è riuscito però a convincere i lavoratori, che adesso non vogliono sentire ragioni e chiedono la testa del numero uno della compagnia. A Cimoli, dunque, il governo potrebbe chiedere adesso di fare un passo indietro, per affidare l'azienda a un manager più disponibile al dialogo con i confederali e tutte le altre sigle sindacali presenti in Alitalia. Una doccia fredda per il super manager strappato alle ferrovie, che ieri ha visto dissolversi gran parte delle sponde politiche, con la sola eccezione del ministro del Welfare, Roberto Maroni. «Mandare a casa Cimoli non è la scelta migliore», ha messo in guardia Maroni, come a voler fermare una macchina che ormai pare avviata verso una meta ben stabilita. Messo alle corde direttamente da Palazzo Chigi (a quanto pare ieri neppure il sottosegretario Gianni Letta sarebbe riuscito a perorarne la causa), è difficile che Cimoli possa restare in sella ancora a lungo. Per questo è già partito il toto candidatura, con il nome dell'ad di Meridiana Gianni Sebastiani in cima all'elenco dei possibili sostituti. Sebastiani, ex manager Alitalia, era stato indicato in più occasioni come potenziale nuovo ad della compagnia. Ogni volta però era stato lasciato a terra. Questa volta, però, sembra proprio che sia arrivato il suo turno.

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