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In gioco una posta milionaria

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In sostanza, il Lingotto chiede una deroga alla riforma delle pensioni per concedere la mobilità lunga a circa mille lavoratori del gruppo, la maggior parte impiegati di Mirafiori. Il tempo stringe: per la copertura finanziaria degli ammortizzatori sociali che il governo potrebbe mettere in campo occorre un emendamento alla Finanziaria e i giorni a disposizione sono pochi. Ma per concedere questi aiuti il governo deve acconsentire a un principio che fa di Fiat un'azienda privilegiata rispetto a tutte le altre. E senza volerlo rischia di autorizzare tutte le altre aziende che domani entreranno in difficoltà ad alzare i toni della protesta fin quando lo Stato "Pantalone" non metterà mano al portafoglio per aiutare l'azienda facendosi carico dei contributi necessari a sistemare alla porta i lavoratori in esubero. Di fronte a questo braccio di ferro, i sindacati hanno ribadito la loro contrarietà ai licenziamenti. Ma di fatto sono rimasti alla finestra, nella speranza che il governo ceda e così si riesca a sistemare il futuro previdenziale dei dipendenti in esubero. Alloo Stato però questo "scherzetto" non costerà poco. Si tratta infatti di far fronte a diversi milioni di euro. Somme che andranno a pesare sulla previdenza pubblica e, dunque, in ultima analisi sulle tasche di tutti i cittadini. Ciò non di meno la battaglia infuria, con diversi ministri pronti a sostenere le ragioni della Fiat, peraltro non prive di validi appligli, visto il gran numero di posti di lavoro garantiti al Paese e le buone performance sul mercato ottenute dai manager, dopo anni bui.

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