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Il Sole 24 Ore spara su Mr. Tod's. Perché davanti agli interessi del Lingotto non c'è sodalizio che tenga

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E se questa volta non finisce a torte in faccia, poco ci manca. Povero Diego Della Valle, una vita passata a coltivare il sodalizio con il presidente della Confindustria Luca Cordero di Montezemolo, ad attaccare i finanzieri senza il pedigree dei salotti buoni, a contestare Berlusconi premier, Berlusconi imprenditore, Berlusconi presidente del Milan. Tutto tempo perso. Di fronte agli interessi della Fiat, Mr. Tod's può sprofondare nel sottoscala dei comuni imprenditori italiani, quelli che possono essere bacchettati senza nessun riguardo, senza alcuna benevolenza «di diritto» per i grandi dell'industria nazionale. Capita così che Della Valle, l'uomo disegnato dai grandi giornali un giorno sì e l'altro pure come un simbolo dell'eleganza Made in Italy, all'improvviso diventi un uomo con il conflitto d'interessi e senza stile. O peggio, un imprenditore «dalla dialettica così "cheap" che la classe di un mocassino Tod's non la potrebbe nemmeno vedere col binocolo». Chiaro il virgolettato? Da non credersi che a pubblicarlo sia stato ieri il Sole 24 Ore, il giornale della Confindustria, nella rubrica che può essere attribuita al direttore Ferruccio De Bortoli. Ma che è successo? Le tante società che legano Montezemolo a Della Valle (Charme, Acqua di Parma, Fondo Hermes, Poltrona Frau, ecc.) sono andate in malora? Il comune amore per un certo establishment si è incrinato? Il tifo per Juve e Fiorentina ha prevalso sulla vecchia amicizia? Purtroppo niente di tutto questo. Almeno così la sonora bacchettata avrebbe avuto un motivo "nobile". Più probabile, invece, che il "colpetto" al socio del presidente degli industriali abbia un motivo diverso. La Fiat sta aspettando l'ennesimo contributo dal governo - un decreto ad hoc per derogare alla legge sulle pensioni - e il protagonismo di Della Valle in questo frangente può mandare in malora un lungo lavoro di lobbies, facendo perdere una barca di soldi pubblici al Lingotto. E dunque smettiamola di scherzare. Il ministro del Welfare, Roberto Maroni, ha già fatto la voce grossa. Dopo aver ingoiato mesi e mesi di campagne di stampa dei giornali Fiat e De Benedetti (Corriere della Sera, Stampa, Sole 24 Ore e Repubblica) sugli "strani" rapporti tra la Lega Nord e la Popolare di Lodi di Gianpiero Fiorani, adesso non ha nessuna voglia di fare sconti al Lingotto. E perchè Torino capisca, Maroni in prima persona ha voluto rivelare nei giorni scorsi un'azione di "convincimento" dell'azienda automobilistica su alcuni ministri. Fiat, in sostanza, vuole una legge con cui scavalcare le norme sulle pensioni e applicare la mobilità lunga a un migliaio di suoi dipendenti. Una corsia preferenziale da applicare una tantum e solo al Lingotto. In altre parole, l'ennesimo atto di assistenzialismo pubblico. Il clima, dunque, è surriscaldato. Ci sono in ballo molti soldi e soprattutto c'è da riaffermare un primato della grande industria sulla politica. Alla faccia di quel principio che il governo Berlusconi ha detto mille volte di voler garantire: in Italia non devono più esserci figli e figliastri, Fiat con mille privilegi e poveri cristi di imprenditori con gli stipendi da pagare, contributi di Stato per i belli e fortunati e tanti saluti per tutti gli altri. Principi sui quali non sono mancate le deroghe. E adesso, forse per l'ultima volta prima di andare a casa, questo governo di Centrodestra può dare qualche milioncino ai signori di Torino. Se Maroni firmerà il decreto che premia la Fiat - oggi c'è il vertice tra governo, azienda e sindacati - il Lingotto potrà mettere a riposo anticipatamente un mucchio di vecchi dipendenti, assumendo al loro posto giovani a basso costo e con contratti flessibili. Una bella posta, quindi, che non può essere buttata via per le intemperanze del Della Valle di turno. Se i suoi attacchi all'ex governatore Antonio Fazio, oppure a quei "lanzicanecchi" degli immobiliaristi che minacciano il controllo di banche e giornali, sono funzionali ai grandi progetti di Mr. Fiat e dintorni va tutto bene e il patron della T

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