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Par condicio, FI ci prova Frenano alleati e sinistra

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L'Unione insorge, ma la frenata arriva dagli stessi alleati del centrodestra. Cauta An, seccamente contraria l'Udc. E il confronto torna al punto di partenza: pochi giorni alla fine della legislatura, quasi nessuna possibilità che la proposta sia convertita in legge. La prima mossa arriva da Lucio Malan, vice presidente dei senatori azzurri, che presenta un emendamento al decreto sul voto elettronico proponendo spazi televisivi «proporzionali» alla forza numerica dei gruppi parlamentari: chi ha più deputati e senatori avrà più tempo per spiegare le sue proposte in televisione, durante la campagna elettorale; chi ne ha meno dovrà fare più in fretta. La proposta, ricorda il senatore di FI, ricalca quella avanzata dal governo D'Alema il 4 agosto del 1999, sia pur con ulteriori aggiunte. La proposta Malan, giunta in «zona Cesarini» rispetto alla fine della legislatura, incontra la secca opposizione dell'Udc, che aveva già annunciato — con Casini, Cesa e Follini — l'indisponibilità a rivedere le norme sull'informazione elettorale in tv. «Non ritengo che vi sia alcune possibilità di cambiare la legge sulla par condicio. E comunque l'Udc è contraria. Mi sorprende poi che né Malan né altri di FI mi abbiano parlato della loro iniziativa prima di prenderla...», commenta il capogruppo centrista Francesco D'Onofrio. Mentre per An Alessio Butti non chiude la porta alla proposta, ma prende tempo: «È argomento delicato, deciderà Fini». Secca la reazione dell'opposizione, che si appella al presidente del Senato Marcello Pera e annuncia battaglia. Il capogruppo Ds Gavino Angius sottolinea che si tratta di un «tentativo indegno che si ispira furbescamente a quanto propose l'Ulivo in ben altro contesto e con ben altre regole nel '99. L'obiettivo di oggi è invece quello di dare più voce a chi già ne ha tanta e di schiacciare le altre voci. Noi ci opporremo su tutta la linea». Stesso monito dal capogruppo della Margherita Willer Bordon, che parla di una scelta che vuole semplicemente affossare la par condicio. Secco no anche da Stefano Passigli (Ds) che definisce la proposta di Malan, presentata come emendamento a un decreto, «incostituzionale». «La par condicio — nota — è infatti parte integrante della legge elettorale e una consolidata prassi costituzionale non consente che le leggi elettorale vengano modificate per decreto».

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