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I DS lanciano la grande offensiva contro le leggi ad personam e all'uso politico della giustizia.

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«In Italia esiste una giustizia a due velocità: quella che colpisce i cittadini poveri e quella di chi si può permettere avvocati ricchi e potenti che, oltre ad essere in grado di interpretarle, sono anche in grado di scrivere le leggi...» dice Massimo D'Alema. Il presidente dei Ds afferma che «la selva delle leggi ad personam va disboscata» pur precisando: «Non mi piace che ci si presenti alle elezioni con la lista delle leggi da abolire. Abbiamo un dna democratico dal quale non ci possiamo liberare». Lo stato maggiore del partito, magistrati, avvocati, sindacalisti, riunito al teatro Capranica, a due passi da Montecitorio, ha letto nella relazione di Massimo Brutti, responsabile nazionale Giustizia, un lungo e articolato atto d'accusa contro il centrodestra, ma anche contro lo spettro di una «Bancopoli di sinistra o di una questione morale che riguarderebbe i Ds». Brutti ribadisce che le leggi ad personam (Cirami, Schifani, ex Cirielli, Pecorella... ) «vanno azzerate subito» e dice a chiare note che «sarebbe un grave errore se l'opposizione delegasse alle iniziative giudiziarie la propria battaglia, se attendesse dai magistrati la soluzione dei problemi italiani». Altrettanto netto sulle intercettazioni telefoniche, che hanno infuocato il clima di questi mesi: nessuna convergenza sul ddl Berlusconi che limita il ricorso alle intercettazioni come strumento di indagine.Chiudendo la prima giornata di lavori, Luciano Violante, capogruppo alla Camera, si è detto preoccupato: «per una politica giocata sui dossier».

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