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«Fazio è innocente, ipotesi di reato fantasiose»

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Il legale dell'ex numero uno di Bankitalia scarica ogni responsabilità su Lodi

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Ma ieri il legale di Antonio Fazio, indagato dalla Procura di Milano per insider trading nell'inchiesta sulla scalata ad Antonveneta, ha fatto capire quali saranno i punti chiave su cui poggerà la difesa del suo assistito. L'ex governatore della Banca d'Italia «si sente innocente», pensa di essere stato «ingannato» da Gianpiero Fiorani e ha tutto l'interesse che le indagini si svolgano nei tempi più brevi possibili o comunque ragionevoli. È quel che in sostanza spiega il professore Franco Coppi, difensore di Fazio, premettendo che le sue parole sono più che altro «ragionamenti ad alta voce». Per ora, infatti, c'è solo «un'ipotesi di lavoro in quanto da Milano non abbiamo ancora ricevuto alcuna contestazione precisa. Sappiamo solo dell'iscrizione». Per questo il legale, sottolineando che la lentezza della giustizia italiana è «una calamità», pur rendendosi conto che «l'inchiesta è complicata», auspica «tempi ragionevoli» per un confronto tra Fazio e l'accusa. «Speriamo che i magistrati - aggiunge - raccolgano il materiale in tempi plausibili e che le cose procedano rapide per essere poi convocati quando lo ritengono». Coppi ribadisce che «l'interesse di una persona che si sente innocente e della sua difesa è che le indagini si possano svolgere nei tempi più brevi possibili e che al termine l'accusa possa formulare precise ipotesi di reato. E se ci sono elementi, su questi ci si confronterà lealmente nell'intesse non solo dell'indagato ma anche della collettività». Il legale dell'ex governatore della Banca d'Italia ritiene che se ora si dovesse fare il processo «la posizione di Fazio è difendibile. Un insider fondato su una telefonata notturna - afferma - è un'ipotesi fantasiosa. E anche l'abuso d'ufficio (contestato dai pm di Roma, ndr) è fragile». E poi Fazio «può darsi che abbia avuto in mente la difesa dell'italianità» del sistema bancario, «ma questo non è un reato. Forse sarà uno sbaglio, un errore di politica finanziaria, ma di errori è lastricata la nostra strada». Inoltre Fazio «è convinto di non aver commesso alcuna illiceità. Le operazioni erano di per sè buone - precisa il difensore - soltanto ci si è imbattuti in soggetti "cattivi"». In sostanza, dice ancora il legale, «la decisione di difendere l'italianità del sistema bancario, seppur criticabile, è stata presa in assoluta buona fede. Certamente da parte di Fazio non ci sono state complicità, nè comportamenti dolosi: non ha favorito l'uno o l'altro in maniera illecita. E se lo hanno portato a commettere fatti illeciti, è questa l'ipotesi, è perchè è stato tratto in inganno». Ingannato cioè, lascia intendere, da Gianpiero Fiorani, l'ex ad di Banca Popolare Italiana in carcere da quasi un mese con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata all'appropriazione indebita aggravata e ad altri reati. »Se ci renderemo conto di essere stati tratti in inganno - assicura l'avvocato - non vogliamo proteggere nessuno e la nostra difesa sarà a 360 gradi». Intanto si arricchisce di particolari l'inchiesta sulla scalata Antonveneta. Gli inquirenti milanesi avrebbero riscontrato anche che il denaro evaso al Fisco finiva sui conti correnti dei clienti privilegiati della Bpi (tra cui quelli degli ex vertici di Unipol Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti). L'ex ad della Popolare Fiorani e il suo direttore finanziario Boni, oltre che di truffa ai danni dello Stato, sono accusati quindi anche di violazione della legge sul sostituto d'imposta.

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