Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Billè ai giudici: «Su via Lima tutto regolare»

default_image

Negati gli accordi con il patron di Magiste sull'utilizzo dei 39 milioni per scalare la Rcs

  • a
  • a
  • a

E nessun accordo con Stefano Ricucci, patron di Magiste, per utilizzare i 39 milioni di euro versati dalla Confcommercio per acquistarlo per aiutare la scalata estiva dell'immobiliarista romano al gruppo Rcs. Sergio Billè, capo dell'organizzazione che rappresenta i commercianti italiani, ha rispedito in questo modo al mittente le accuse che ieri gli sono state addebitate, nel corso di un interrogatorio, dai pubblici ministeri Rodolfo Sabelli e Giuseppe Cascini. I due pm, che seguono il filone di indagine sulla gestione dei fondi del presidente nell'estate calda del risiko bancario, lo hanno tenuto sotto torchio per quattro ore. Un tempo in cui Billè che ha chiarito gli aspetti ritenuti poco chiari dai magistrati. «Esco assolutamente rafforzato da questo interrogatorio che io stesso avevo chiesto ai magistrati - ha detto al termine del faccia a faccia con gli inquirenti- Credo di aver chiarito la mia posizione fornendo ai magistrati anche una documentazione che non possedevano. Esco ulteriormente rafforzato anche nella convinzione di aver fatto crescere la Confcommercio nel rispetto delle delibere che questa mi ha dato». Billè in compagnia dei suoi avvocati Titta Madia, Livia Lo Turco e Fabio Palazzo, ha respinto ogni ipotesi di appropriazione indebita. Un'accusa estesa, sotto il profilo del concorso, anche allo stesso Ricucci e ad altri 11 funzionari dell'associazione di commercianti. Il principale degli episodi finiti sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti è il preliminare di compravendita del palazzo di via Lima di proprietà della Magiste, destinato a diventare la nuova sede della Confcommercio, e per il quale furono anticipati, senza alcuna definizione della cessione, 39 milioni di euro prelevati dal fondo presidenziale. Soldi, sospettano gli inquirenti, che sarebbero stati utilizzati dall'immobliarista nel suo tentativo di scalata alla Rcs. «Cosa abbia fatto Ricucci di quei soldi - ha detto Billè ai magistrati - sono affari suoi. Per noi quello era un momento finalizzato all' acquisto dell'immobile che poi è stato perfezionato il 19 dicembre». Billè ha inoltre illustrato ai pm il meccanismo e le regole che gli avrebbero consentito l'utilizzo di fondi e di benefit, come opere d' arte, quadri e altri beni sequestrati nei giorni scorsi. Anche in questo caso nessuna irregolarità ma tutto pienamente legittimo all'interno delle regole della Confcommercio, che è un'associazione di diritto privato, e sopratutto grazie ad una delibera del 1974, che riformava lo statuto e che stabilisce «piena libertà di azione del presidente del tutto ineccepibile dal punto di vista sostanziale e formale». Nulla da eccepire secondo il numero uno dell'associazione di piazza Belli sugli altri punti contestati. In primo luogo sul subaffitto di un appartamento di Milano. «Si tratta - ha detto l' avvocato Madia - di un contratto che Billè ha ereditato dal 1990, ossia dalla precedente gestione di Confcommercio affidata a Colucci: Billè poteva scegliere se rompere il contratto d' affitto, e quindi inadempiere, o portarlo avanti come è successo». La delibera consentiva al presidente anche di decidere gli emolumenti che si poteva assegnare, e anche le consulenze da affidare a varie figure professionali. Infine la vicenda della pinacotec trovata in casa Billè secondo cui: «Si trattava di beni che si gestivano in comodato d'uso».

Dai blog