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Enel: «Nessun rischio black-out» Eni: «Ieri un calo del flusso del 24%»

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Prima ancora dell'annuncio del ripristino del normale approvvigionamento da parte di Mosca, l'Enel ha tranquillizzato imprese e famiglie, allontanando i rischi del ripetersi dei fatti del settembre 2003, quando l'Italia restò al buio. A preoccupare, tuttavia, è l'ipotesi di un rialzo delle tariffe, spinte dalla crescita della domanda per il freddo invernale e dalla contrazione dell'offerta dovuta alla crisi tra Russia e Ucraina. Il calo del flusso proveniente dall'est Europa — che secondo i dati dell'Eni ieri è stato del 24%, pari al 6% del totale — non ha dunque avuto un impatto negativo sulla produzione di elettricità. Ad assicurarlo è stata l'Enel, che produce energia elettrica con il gas per 5mila Mw l'anno, pari a circa il 18% del totale del gruppo. Il gas, insomma, almeno per il momento non mancherà. Lo ha assicurato anche il ministro delle Attività produttive, Claudio Scajola informando il premier Silvio Berlusconi. La produzione nazionale e le importazioni da altri Paesi, ha assicurato, «stanno proseguendo regolarmente e, nel medio periodo, non vi è nessun problema di interruzione del servizio di erogazione del gas naturale». Il ministro, informa una nota del dicastero, ha tenuto nel corso della giornata costantemente informato il presidente del Consiglio sulla situazione dell'emergenza gas e lo ha rassicurato sulle misure già adottate per fronteggiare la situazione, riservandosi di aggiornare il premier dopo la riunione del Comitato permanente di emergenza e monitoraggio del sistema nazionale del gas naturale che si terrà oggi. E sempre ieri il Vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini ha scritto alla Presidenza austriaca dell'Ue e al Presidente della Commissione esecutiva, Josè Manuel Durao Barroso, per chiedere che il tema della crisi russo-ucraina venga posto quanto prima e al massimo livello all'attenzione dei 25 governi europei. «L'Unione ha il dovere di assumere iniziative diplomatiche — scrive Fini — non solo per le gravi conseguenze energetiche che potrebbero derivare ad alcuni Stati membri, tra cui l'Italia, dal deteriorarsi dei rapporti tra i due Paesi, ma anche perché l'Ue ha la forza politica per indurre Mosca e Kiev, che hanno con Bruxelles stretti e proficui rapporti di partenariato politico-economico, ad assumere comportamenti di collaborazione e di sollecita definizione del contenzioso bilaterale in atto». Ma l'alta tensione sull'approvvigionamento del gas ha acceso anche la polemica politica sulle fonti di energia. Punta il dito contro il ministro forzista Edo Ronchi dei Ds: «Chi, avendo governato per cinque anni e non avendo fatto nessun impianto di rigassificazione, parla oggi di rilancio del nucleare vuole in realtà distrarre l'attenzione dell'opinione pubblica dalle proprie responsabilità». Replica Isabella Bertolini (FI), chiamando in causa direttamente Romano Prodi. «Oggi Prodi continua ad opporsi ideologicamente al nucleare facendosi dettare il programma da Rifondazione comunista e dai no global. Il governo Berlusconi si sta muovendo da tempo e nel migliore dei modi per evitare emergenze energetiche del sistema Italia. Prodi e compagni non hanno mai avuto uno straccio di politica energetica per il nostro Paese». Ma gli occhi di famiglie e imprese, in un Paese che vanta il primato del gas più caro d'Europa, vanno a un possibile ulteriore aumento delle tariffe, dopo quello frazionale (+0,7%) deciso dall'Autorità per l'energia pochi giorni fa. Naturalmente è ancora presto per dire se ci saranno effetti sulle bollette, anche se l'Intesa di consumatori già lancia l'allarme: la crisi russo-ucraina potrebbe portare a un rincaro, «bene che vada, tra i 20 e i 30 euro a famiglia». Ma un aumento, a giudizio del presidente di Edison Giuliano Zuccoli, sarebbe del tutto ingiustificato: infatti «bisogna evitare che sull'onda dell'emozione si inneschi la speculazione». Del resto anche l'amminis

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