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Amnistia, Camera deserta. Un altro flop

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Dei 205 firmatari se ne sono presentati neppure la metà. Casini attaccato da Ds e Margherita

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In 205 avevano chiesto la convocazione straordinaria di Montecitorio, ma i deputati che si sono presentati ieri mattina in aula sono stati meno della metà. Per fortuna che c'era anche qualche rappresentante dello schieramento contrario: solo così è stata superata «quota cento». Per l'esattezza sono stati 136 i deputati che si sono seduti nei banchi di Montecitorio per parlare di amnistia e indulto. Troppo pochi per mettere le ali ad un provvedimento di clemenza da approvare nei circa trenta giorni che mancano alla fine della legislatura. La seduta comincia con qualche nervosismo: il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini viene accusato senza tanti giri di parole di aver voluto sabotare l'iniziativa con una convocazione in giorno e orario scomodi (le 9,30 della prima giornata di lavoro dopo le feste). «È una vergogna, il suo non è un comportamento super partes», lo attaccano il deputato Ds Salvatore Adduce e Roberto Giachetti della Margherita. Che la strada per l'amnistia sia tutta in salita lo si capisce dal ventaglio di posizioni che emerge durante il dibattito: l'ostilità totale di An e della Lega Nord; i favorevoli all'amnistia (uno schieramento eterogeneo che va da Forza Italia ai gruppi della sinistra radicale passando per la Rosa nel pugno di Marco Pannella ed Enrico Boselli), i tiepidi, come i Ds e Margherita, timorosi che l'amnistia possa tramutarsi in un favore a corrotti e bancarottieri e che al massimo voterebbero un indulto (che svuoterebbe le carceri, ma non bloccherebbe i processi in corso). Alla fine della faticosa mattinata Casini riassume con un interrogativo: «Si chiede di portare al voto dell'aula un provvedimento di clemenza. Ma quale provvedimento? Un'amnistia, un indulto, oppure entrambe? Il dibattito non consente di sciogliere ora tali nodi». Morale: «Occorre fare ulteriore chiarezza. E l'unica sede a fare questo appare la commissione Giustizia». La palla passa così alla commissione presieduta da Gaetano Pecorella, chiamata a districarsi nel difficile compito di mettere insieme le tante e contraddittorie proposte. Con l'impegno di Casini di far votare la Camera a tambur battente appena una proposta sarà messa nero su bianco. Ma anche il provvedimento di amnistia passa in secondo piano rispetto al «chi c'era e chi no». In effetti l'aula, quando Casini scampanella per dichiarare aperta la seduta, appare desolatamente vuota. Settanta-ottanta deputati in tutto, tanto che Casini propone subito uno slittamento di mezz'ora. Ma la proposta cade nel vuoto. Non c'è nessun leader (nè Berlusconi, nè Rutelli, nè Fassino, nè Bertinotti); sono al loro posto il capogruppo Ds Luciano Violante, quello di Forza Italia Elio Vit. Per gli azzurri ci sono anche Sandro Bondi e Fabrizio Cicchitto. I più presenti sono i Ds, con 34 deputati, poi c'è la pattuglia di Forza Italia (26) e quella della Margherita, 30. Ma in proporzione i più presenti sono quelli della Rosa nel pugno, con il 100% dei loro parlamentari in aula cioè 9 in tutto. Il ministro della Giustizia Castelli non si fa vedere, ma attacca duramente gli «assenteisti» di Montecitorio: «Invito chi ha firmato per il dibattito sull'amnistia e oggi non si è presentato in aula a vergognarsi profondamente». «Non si gioca così sulla pelle e con le speranze dei detenuti che non hanno bisogno di politici cinici, demagoghi, pifferai magici e di falsi profeti. Meglio una parola certa, anche se negativa, che false speranze suscitate dalla propaganda». Anche in aula non sono mancate parole di scherno verso gli «autoconvocati» latitanti: «Non sono qui perchè forse preferiscono andare a sciare», ironizza Maurizio Gasparri. Mentre il suo collega di partito Basilio Catanoso prende in giro «chi è rimasto a crogiolarsi al sole dei Caraibi». Marco Pannella, fuori dal Parlamento, tuona contro chi parla di flop parlamentare: «Se si è capaci di dare informazione corretta e onesta andrebbe anche precisato che in realtà la presenza di deputati è stata stra

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