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Il cartello delle banche nel mirino di consumatori ed enti internazionali

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È un'accusa pesante quella rivolta dai maggiori sindacati del mondo bancario all'Abi, l'associazione degli istituti di credito che ha affidato a Fiorani incarichi di prestigio mentre l'ex Lodi commetteva presunti illeciti, mentre adesso che i nuovi dirigenti stanno cercando di ripulire i conti ha deciso di escludere la Bpi dall'organizzazione. Una scelta che può costare cara alla Popolare Italiana, isolata da un sistema che ha sempre più l'aria di essere un cartello di banchieri e sul quale l'Antitrust, inspiegabilmente, continua a non voler accendere alcun faro. Lodi, infatti, da grande predatrice, ora può diventare una facile preda, in barba a un mercato che ormai sembra più condizionato dalle decisioni dei magistrati che dalle regole dei mercati finanziari. Alle accuse dei sindacati, affilate come lame, il prsidente dell'Abi, Maurizio Sella ha opposto una giustificazione d'ufficio, che alla luce di quanto sta accadendo da luglio scorso - data della pubblicazione delle intercettazioni telefoniche a Fiorani - sembra avere del grottesco. «Il Comitato Esecutivo dell'Abi - ha detto Sella - è intervenuto tempestivamente. Ieri (mercoledì, ndr) si è infatti tenuta la prima riunione dopo le rilevanti novità apparse sulla stampa in merito alle dichiarazioni pubbliche sulla vicenda della Banca popolare italiana». Che si può dire di un'associazione che di fronte a un terremoto delle proporzioni di Bancopoli dice, in sostanza, di aver avuto altro da fare, tanto da non trovare neppure il tempo di riunirsi? Non fa impressione, dunque, il malcontento dei cittadini e delle associazioni dei consumatori, continuamente sul piede di guerra contro un sistema bancario che offre prodotti sempre più simili (dove sei Antitrust?) e costosi, mentre anche dall'estero si sono accorti che agli sportelli italiani c'è qualcosa che non va. L'ultimo caso è quello dell'Agenzia Europea di Investimenti Standard Ethics, che ieri ha scritto proprio a Sella per «richiamare l'Abi a un azione di stimolo» dopo aver verificato l'inadeguatezza dei Codici Etici adottati dalle Banche italiane. Sì, esatto: l'inadeguatezza dei codici etici. «In Italia emerge un quadro preoccupante e ripetutamente messo in risalto attraverso i Rating e gli Studi recentemente pubblicati - scrive il presidente Jacopo Gavazzoli Schettini - Non potendo intervenire sulle, pur legittime, concentrazioni azionarie e sul sistema delle proprietà, il quadro generale, nonchè i noti fatti accaduti in questi anni, imporrebbero l'adozione di norme di autoregolamentazione molto avanzate ed internazionalmente codificate nel campo della Responsabilità Sociale d'Impresa, che superino le leggi nazionali con particolare riguardo alla struttura del governo societario e la trasparenza». Ma l'Abi non ha tempo per riunirsi.

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