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«Vado via per la serenità del Paese»

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Dopo mesi di attacchi che si sono infittiti nelle ultime settimane, Fazio ha sciolto gli indugi. Una decisione presa in solitudine ma della quale ha subito informato le alte cariche istituzionali. Unica eccezione nel giro di telefonate, Berlusconi che era impegnato a «Porta a Porta». Anche il «nemico» di sempre, il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ha avuto con Fazio una telefonata cordiale. Eppure in mattinata sembrava una giornata come un'altra. Fazio è arrivato di buon ora, come di consueto, a via Nazionale. Nella sua decisione sembra che abbiano influito anche le parole di due membri del Consiglio Superiore dell'Istituto, Paolo Emilio Ferreri e Cesare Mirabelli, con i quali il Governatore si è intrattenuto a lungo e ha pranzato. Un fitto scambio di opinioni, poi nel pomeriggio la decisione. Ale 16,22 Fazio rassegna le dimissioni nelle mani del consigliere anziano Paolo Emilio Ferreri. Le dimissioni sono arrivate a sorpresa, a mercati aperti, e proprio alla vigilia del Consiglio dei ministri in cui il ministro Tremonti avrebbe portato il testo con la riforma del meccanismo di nomina del Governatore che di fatto avrebbe innescato il conto alla rovescia per Fazio. Sicchè quando si diffonde la notizia, nel governo più di un ministro tira un sospiro di sollievo; il Governatore con il suo gesto ha di fatto tolto a Palazzo Chigi lo spinoso e sgradevole compito di silurarlo. In una nota Bankitalia precisa che quella di Fazio è stata sua decisione autonoma e intenta a riportare serenità nel Paese. Anche l'addio in banca sarebbe avvenuto più o meno in sordina: senza annunci nè saluti coram populo, ma solo riunendo e parlando con funzionari generali che gli hanno tributato un sostenuto applauso. Cosa dirà la Lega, si interrogano in molti nella maggioranza. La Lega infatti è stata tra i più strenui difensori di Fazio anche se ultimamente Tremonti era riuscito a convincere i vertici del Carroccio che la riforma del meccanismo di nomina del governatore doveva contenere un meccanismo di uscita per l'inquilino di via Nazionale. Alle 16,59 dopo un'orda di commenti di tutte le parti politiche, interviene anche il leader della Lega Umberto Bossi sottolineando che quella di Fazio è «una scelta giusta, che merita rispetto». E il ministro del Welfare Roberto Maroni sottolinea che «in Consiglio dei ministri sarà più facile decidere e non ci sarà bisogno di nessun provvedimento per licenziare qualcuno». Fazio insomma toglie le castagne dal fuoco al governo, tant'è che Berlusconi, dal salotto di Bruno Vespa, lo ringrazia pubblicamente riconoscendo che ha eliminato un problema per il Parlamento e il governo. Poi il premier rivela che le dimissioni se le aspettava, e che sono un gesto di serietà e responsabilità. Per fugare ogni dubbio sull'ipotesi di dimissioni indotte dalle inchieste della magistratura, Berlusconi elogia Fazio come persona di indubbia onestà. A metà pomeriggio arrivano i commenti dell'opposizione. Comincia il presidente della Margherita Francesco Rutelli per il quale si tratta invece di «una decisione inevitabile, anche se colpevolmente tardiva». Poi è la volta del presidente della Camera Casini che annuncia che «la legge sul risparmio deve essere tale entro la fine dell'anno». C'è anche attesa per le reazioni oltre frontiera. Jean-Claude Trichet, presidente della Bce dice di esser stato informato dallo stesso Fazio delle sue dimissioni. Dimissioni che, dice, la Bce «rispetta pienamente» e sono nell'interesse del Paese. Nel giro di poche ore la notizia delle dimissioni viene digerita e l'attenzione si sposta sul successore. Scatta il totonomine mentre Berlusconi fa sapere che la designazione avverrà di concerto con l'opposizione e il leader dell'Unione Prodi annuncia che è pronto a un'intesa bipartisan. Prodi definisce le dimissioni «un atto dovuto e atteso da gran tempo». Il segretario dei Ds Piero Fassino rivendica alla sinistra di aver sollecitato da tempo quell'atto di responsabilità. «Ade

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