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Cinque ore di interrogatorio per il banchiere Non si parla di politici, solo di operazioni

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L'ha fatto per oltre quattro ore, davanti al gip Clementina Forleo, che ha disposto il suo arresto per associazione a delinquere finalizzata all'appropriazione indebita aggravata, aggiotaggio e falso a vario titolo. E un'apertura da parte del banchiere c'è stata per quanto riguarda il fronte dell'appropriazione indebita quando Fiorani ha ribadito di voler collaborare per mettere a disposizione le somme (circa 70 milioni di euro), che, secondo l'accusa, avrebbe sottratto al suo ex istituto di credito. Per il resto, si è trattato di un interrogatorio di garanzia che qualcuno ha definito «classico», durante il quale l'ex amministratore delegato di Bpi (Banca Popolare Italiana) avrebbero fornito spiegazioni «generiche» riguardo ai fatti che gli vengono contestati e che l'hanno portato in carcere. Probabilmente si è anche accennato al contenuto delle telefonate con cui è stato messo all'angolo insieme al governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio che era dall'altra parte del filo, mentre Fiorani avrebbe dato anche spiegazioni tecniche riguardo certe operazioni. Non avrebbe invece «confessato tutto» come alcuni si attendevano. In particolare, stando alle indiscrezioni, non si sarebbe parlato, nel corso dell'interrogatorio, di politici, ma il colloquio si sarebbe mantenuto comunque su un piano «generale» e «superficiale». Insomma, si è trattato di un incontro tra l'indagato e gli inquirenti ancora interlocutorio e non decisivo. A quanto si apprende, infatti, non sono state fatte proprio domande da parte dei magistrati sulle relazioni di Fiorani con alcuni politici, i cui nomi sono venuti fuori nell'ambito dell'indagine. A conferma del fatto che in questa fase pm e gip vogliono tenersi du altri piani. L'interrogatorio doveva inizialmente tenersi a San Vittore, così come quello dell'ex direttore generale della banca lodigiana Gianfranco Boni, ma si è svolto a Palazzo di Giustizia perché sarebbe stato troppo difficile portare nel carcere milanese la mole di documentazione acquisita nei lunghi mesi dell'indagine. I magistrati hanno cominciato a sentire Fiorani poco dopo le 15, mentre prima era stato ascoltato Boni dalla mattinata fino al primo pomeriggio. Per la prima volta, l'intero settimo piano è stato dichiarato off-limits per i cronisti, tenuti a bada da un discreto numero di cortesi ma irremovibili carabinieri che si erano anche premurati di bloccare l'ascensore centrale per evitare intrusioni. Un fatto, questo, un po particolare. Tanta riservatezza non si erano viste nelle altre fasi dlel'indagine. L'arresto di Fiorani è stato ripreso da telecamere fotografi, non è stata utilizzata nessuna cautela di nessun tipo, e immagini sono state rese possibili anche quando il banchiere, a bordo di un'auto della Guardia di Finanza, entrava nel carcere di San Vittore. Per non parlare della visita di un deputato della Margherita, il partito che maggiormente lo ha avversato, proprio la mattina successiva l'arresto con tanto di successivo raccotno ai giornalisti. Ieri si è tornati a una situazione di «normalità», seppur in una situazione molto particolare. L'ex manager bancario, tuttavia, ieri in maglioncino azzurro, atteggiamento dimesso, a chi l'ha visto è apparso «sereno ma provato» e i suoi legali, Francesco Mucciarelli e Luisa Mazzola, hanno chiesto la secretazione dei verbali cui i pm Giulia Perrotti, Eugenio Fusco e il procuratore aggiunto Francesco Greco avrebbero dato parere favorevole alla secretazione, anche se sul punto la decisione finale spetterà al gip Forleo che attende di interrogare, nei primi giorni della settimana prossima, Silvano Spinelli, consulente esterno ed ex dirigente di Bpi, che è stato posto ai domiciliari.

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