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La carica dei trentenni ai vertici dei due poli

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Dentro Forza Italia e nei Ds premono per salire sulla plancia di comando approfittando della legge elettorale

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La carica dei giovani dei due schieramenti tra i 30 e i 40 anni preme per avere un posto al sole. Hanno fondato circoli, sono entrati nei consigli regionali, hanno conquistato posti di comando nele strutture territoriali e ora spingono perchè i «vecchi» si facciano da parte o quanto meno li facciano accedere alla plancia di comando del partito. Quando accorrono in massa ai meeting del partito vanno ripetendo che «sono venuti per portare il loro contributo» il che significa, secondo un refrain democristiano, che vogliono candidarsi per qualche incarico. Dice Giorgio Lainati, capogruppo di Forza Italia in Commissione di Vigilanza della Rai che, «dall'alto dei suoi 47 anni» si definisce un «ex giovane»: «Il nostro è il partito che ha innovato di più la classe dirigente del Paese. Già nel '94 Forza Italia si presentò con candidati completamente nuovi per la politica come del resto anche Berlusconi era un volto nuovo». E Lainati sostiene che, indipendentemente dalla legge elettorale, il ricambio generazionale nel partito è una caratteristica costante». Ma chi sono questi inarrestabili? Dentro Forza Italia l'emergente numero uno è Angelino Alfano che nel giro di poco tempo è diventato il capo del partito in Sicilia. A 24 anni era già consigliere provinciale e oggi a 35 anni è parlamentare e coordinatore azzurro in Sicilia. «ma certo che puntiamo sui giovani e non potrebbe essere diversamente» afferma Alfano. La riprova? «Ho creato l'Associazione generazione 30 che riunisce gli amministratori locali trentenni». Il suo nome è stato fatto anche come possibile successore di Totò Cuffaro ala presidenza della Regione qualora questo decidese di non ripresentarsi. Alfano spiega che ha avviato un'intensa campagna elettorale sul territorio per sensibilizzare gli elettori «su quello che il governo ha fatto soprattutto per il Mezzogiorno». Altro punto di riferimento giovane per FI è Maria Stella Gelmini, 32 anni avvocato, dieci anni di gavetta politica a Brescia e arrivata sotto i riflettori quando è stata eletta consigliere regionale con 17 mila voti. Sicchè forte di questo risultato, Berlusconi l'ha nominata coordinatrice di FI in Lombardia e investita dell'incarico di riorganizzare il partito in quella regione. L'esecutivo regionale ha un'età media di 30-35 anni e la Gelmini incontra periodicamente deputati e consiglieri regionali. Lo stesso attivismo sul territorio si ritrova nel Lazio con Beatrice Lorenzin, 33 anni, che ha preso il posto di Antonio Tajani. È stata per 5 anni coordinatore regionale del Lazio dei giovani di Fi, componente della Consulta cattolica italiana femminile. In Campidoglio viene ripescata come prima dei non eletti quando Pescante è chiamato a fare il sottosegretario. Altro rampante è il coordinatore nazionale dei giovani di FI Simone Baldelli, 33 anni, il più giovane consigliere regionale del Lazio. Nel Sud spicca anche l'ex presidente della Puglia Raffaele Fitto, vero enfant prodige del partito nel Mezzogiorno. Una schiera di trenta-quarantenni preme anche a sinistra. I giovani dei Ds che reclamano più spazio sono nati alla politica nel passaggio della caduta del Muro di Berlino. Al dopo-Fassino pensa l'eurodeputato Nicola Zingaretti, un curriculum da predestinato: leader della Sinistra giovanile, responsabile esteri del partito, segretario della Federazione romana. Altro nome di spicco è Stefano Fassina, leader degli universitari della Quercia a inizio anni Novanta, laurea alla Bocconi e un'esperienza al ministero del Tesoro con i governi Prodi e D'Alema e cinque ani al Fondo Monetario Internazionale a Washington. Il suo nome è circolato anche per la direzione della fondazione dalemiana Italianieuropei al posto di Andrea Romano. Promessa dela sinistra è Andrea Orlando, a 24 anni assesore all'Urbanistica a La Spezia e ora a 36 è l'uomo degli enti locali della segreteria di Fassino.

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