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Prodi trasforma i Pacs in «unioni civili»

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Per trovare l'accordo il Professore non parla di matrimoni e contratti, ma genericamente di diritti e doveri

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È accaduto ieri a San Martino del Campo, in provincia di Perugia, dove Romano Prodi ha inaugurato la prima giornata dei lavori del seminario programmatico dell'Unione. Un seminario nato zoppo e che, comunque, non partorirà un dettagliato programma della coalizione semmai una lista di prioprità che verranno presentate al vaglio di tutti gli alleati. Merito soprattutto degli assenti (l'Udeur di Mastella e lo Sdi di Boselli) che hanno obbligato il Professore a fare una leggera marcia indietro rispetto ai bellicosi propositi della vigilia. Anche se hanno sollevato un problema, quello dell'evidente incompatibilità tra le due forze, che non si sa se e come troverà soluzione. Comunque al di là dei problemi, che comunque sopravvivono, quella di ieri si annunciava come una giornata quasi epocale per Prodi che poteva finalmente rispondere nei fatti a chi gli ha sempre obiettato un'eccessiva genericità nelle proposte programmatiche. Così non è stato. Certo, almeno nella forma l'Unione ha trovato la quadra su Iraq, unioni civili e eutanasia, ma solo nella forma. Perché il contenuto, come sempre, è un fantastico esempio di cerchiobottismo. Sull'eutanasia ci pensa Rutelli a chiudere la questione spiegando che il «testamento biologico» proposto in questi giorni non è una forma di eutanasia ma piuttosto una «dichiarazione anticipata di volontà». Sull'Iraq tocca a Prodi che fa sapere che dopo le elezioni del Presidente del Consiglio proporrà un calendario per il ritiro delle truppe italiane da Nassiriya. Un ritiro che dovrà essere rapido e fatto consultando le autorità irachene. Come a dire rapido ma non troppo, immediato ma non subito. Bella scoperta. Ancora più fine l'accordo trovato sul tema delle unioni civili. Per l'occasione Prodi, onde evitare sorprese, si presenta di fronte ai cronisti accompagnato da Francesco Rutelli e Giuliano Pisapia di Rifondazione Comunista. Come dire Don Camillo e Peppone. I tre precisano che la formulazione usata nella relazione del tavolo coordinato da Pisapia non parla né di Pacs né di contratti. Poi aggiungono che la regolamentazione prevista non ha nulla a che vedere con il matrimonio o con forme para-matrimoniali. «Le unioni civili - si legge nel documento redatto dal tavolo coordinato da Pisapia - come riconoscimento giuridico di una forma di relazione capace di assicurare prerogative e facoltà e di garantire reciprocità nei diritti e nei doveri. Punto di riferimento è il lavoro svolto nell'ambito dell'indagine conoscitive sulle unioni di fatto e il Patto civile di solidarietà condotta dalla commissione Giustizia della Camera dei deputati. Al fine di definire natura e qualità di tale forma di unione, non è dirimente il genere dei contraenti e il loro orientamento sessuale; va considerato, piuttosto, il sistema di relazioni (amicali, sentimentali, assistenziali, di mutualità e di reciprocità) - la sua stabilità e la sua intenzionalità - quale criterio qualificante la scelta dell'Unione». Alzi la mano chi ha capito di cosa si sta parlando. Pisapia precisa che «La proposta emersa è che nel programma vi sia la regolamentazione giuridica delle unioni civili con il riconoscimento dei diritti e doveri e con tutta una serie di riconoscimenti all'interno della coppia e anche all'esterno». Rutelli aggiunge che si è deciso di uscire dalle dispute nominalistiche su «Pacs» o «contratti» per concentrarsi sul tema dei diritti e dei doveri. Prodi ricorda infine che sulla formulazione proposta dal tavolo coordinato da Pisapia c'è l'accordo di tutte le forze del centrosinistra. In sintesi per trovare l'accordo basta chiamare le cose con un altro nome.

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