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Le parole di Piero agitano solo Forza Italia «Berlusconi non ha fallito»

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Complice quel «Il progetto di Berlusconi è fallito» gridato da Fassino dal palco del Palacongressi di Firenze. E quando il premier finisce sulla graticola, si sa, i suoi si scatenano. Il primo a reagire è Sandro Bondi. «Non prendere atto e rifiutarsi di ammettere che il governo Berlusconi in questi anni ha realizzato, pur in una situazione avversa, un progetto riformatore è un grave errore di valutazione politica prima ancora che una meschinità propagandistica di corto respiro» è stato il commento del coordinatore nazionale di Forza Italia. «Una sinistra che ambisca a presentarsi come una forza credibile di governo - ha aggiunto - dovrebbe prima di tutto misurarsi seriamente con le innovazioni sul terreno economico, sociale e della riforma dello Stato che Berlusconi ha reso possibili in questi cinque anni di governo». Dello stesso parere il presidente dei senatori azzurri Renato Schifani. «Quello di preoccupante nelle parole di Fassino è che disegna un Paese che non c'è, cavalcando uno scenario che gli fa comodo immaginare totalmente diverso da quello reale mostrato autorevolmente ieri dal Censis, e nello stesso tempo guardandosi bene dal dire quale sarà in concreto la sua eventuale ricetta». Per l'europarlamentare azzurro Antonio Tajani, invece, «Dalle parole di Fassino emerge tutta la debolezza politica dell'Ulivo. Attaccando in maniera scomposta Berlusconi, senza offrire agli italiani alcun progetto unitario, dimostra ancora una volta che la sinistra non è in grado di presentarsi come forza di governo alternativa alla Cdl». Chiude la carrellata il vicecoordinatore di Forza Italia Fabrizio Cicchitto che fa notare a Fassino come «Un terzo della sua coalizione vuole migliorare l'attuale sistema capitalistico, un altro terzo vuole cambiarlo profondamente e un altro terzo vorrebbe tout court il socialismo, fa il tifo per Cuba, vorrebbe l'imposta patrimoniale, il dirigismo e lo sviluppo della spesa pubblica». E quasi a ribadire le parole di Cicchitto arriva, puntuale, la dichiarazione dell'europarlamentare del Pdci Marco Rizzo che ricorda come «Il Pdci non si è certo arreso e nemmeno rassegnato alla flessibilità ed alla precarietà». «E se il non avere introiettato i parametri di disuguaglianza insiti in questo modello di società - aggiunge Rizzo - significa essere indiani con le frecce che vanno contro le locomotive, ebbene, siamo disposti anche ad accettare questa immagine, nell'interesse della difesa dei diritti e della dignità dei lavoratori che per noi rimangono una autentica e irrinunciabile priorità».

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