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«Berlusconi non è un nemico»

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Così dopo le dichiarazioni sibilline sulla «politica delle illusioni» lanciata a sorpresa dal presidente della Camera Pier Ferdinando Casini nei giorni scorsi e subito rintuzzata da Silvio Berlusconi, ieri è arrivata la marcia indietro. «I nostri alleati, Berlusconi e Fini, lo voglio dire con chiarezza, non sono i nostri nemici in campagna elettorale, sono i nostri alleati» ha detto Casini a Bologna parlando a un convegno sulla politica dei moderati. E ha messo uno stop ai corteggiamenti che vengono da sinistra. «Noi - ha aggiunto - non possiamo essere quei moderati di comodo che vengono intronizzati dalla sinistra, non ci interessa». Le parole di Casini arrivano dopo che anche il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa aveva lanciato messaggi rassicuranti all'indirizzo del premier. «Voglio dire all'amico Fini e all'amico Berlusconi che non avranno mai un tradimento da Pier Ferdinando Casini e dall'Udc». Come dire che il partito non ha intenzione di riaprire le ostilità con Forza Italia, che la questione della leadership sollevata da Follini è archiviata e che l'Udc non può essere additato come possibile traditore della coalizione. Nelle dichiarazioni di Cesa devono senza dubbio aver pesato le parole di Berlusconi che un paio di giorni fa ha detto che Fini e Casini dovrebbero considerarsi in debito verso di lui per quello che ha fatto. Un modo chiaro per dire che sgambetti in questo momento delicato della campagna elettorale non sono ammessi. Sicchè ieri Casini ha insistito sul tema della «lealtà con gli alleati». «Siamo stati leali quando nessuno ci avrebbe scommesso una lira e quando ogni volta che sollevavamo critiche i giornali di centrodestra erano pronti a scommettere sulla nostra diserzione» sono state le parole di Casini che ha sottolineato: «Noi ci possiamo permettere di criticare chiunque perchè sappiamo che sulla lealtà non abbiamo bisogno di lezioni da nessuno». Il presidente della Camera poi ha rivendicato il carattere costruttivo delle polemiche «a volte anche insolenti» innescate dall'Udc all'interno della maggioranza, perchè «sono servite a spronare un centrodestra che sonnecchiava e che si era rassegnato al declino e alla sconfitta, un centrodestra che sei mesi fa aveva l'encefalogramma piatto». Anche sollevare la questione della «discontinuità» in modo «petulante e noioso» ha fatto bene alla coalizione, sostiene Casini. «Noi oggi saremmo stati vittime predestinate, perchè la sinistra avrebbe già vinto le elezioni. Abbiamo ottenuto quella discontinuità anche spronando duramente Berlusconi». Insomma merito dell'Udc è di aver «risvegliato la Cdl» e di aver reso niente affatto scontato l'esito elettorale che fino a poco tempo fa era stato consegnato alla sinistra. All'Udc si deve anche se «le riforme sono migliorate». «Se non fossimo stati dei signornò oggi non avremmo la Proporzionale» E se l'Udc viene «tirato per la giacca» è perchè è lo «snodo della politica italiana». «Tutti devono fare i conti con noi» sostiene Casini. «È questo centro moderato, che rappresenta in gran parte la maggioranza silenziosa degli italiani, che noi abbiamo interpretato, bene, male, certo possiamo migliorare». Il presidente della Camera mete in chiaro anche che non si lascia tentare in alcun modo dale sirene della sinistra che «lo applaude quando critica Berlusconi. «Gli applausi li rimandiamo al mittente - dice Casini - per la semplice ragione che sono troppo strumentali perchè si trasformano in fischi se, dopo avere criticato Berlusconi, attacchiamo la sinistra».

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