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Lusetti: «I prodiani? Non hanno capito nulla»

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«Questa non è una festa di partito. E visto che Romano è già arrivato, hanno fatto harakiri»

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Non c'è nemmeno il mio nome né quello di Fioroni. Solo gli specialisti sono stati chiamati personalmente. Parisi e i suoi non perdono occasione per fare polemiche fuori luogo. Infatti Prodi è arrivato subito a legittimare l'appuntamento. Hanno fatto proprio harakiri». Renzo Lusetti, braccio destro di Rutelli, vicepresidente dei Deputati della Margherita, rispedisce al mittente le polemiche dei prodiani della Margherita che non partecipano al Big Talk del partito a Milano e denunciano la loro esclusione. Alcuni suoi compagni di partito si sono sentiti esclusi, perché nemmeno Parisi è stato invitato. «Ma questa non è la festa del partito, dove tutti gli equilibri sono stati rispettati con attenzione. Qui si parla di programmi. I parisiani si aggrappano a un pretesto. Loro non sono qui perchè si sono chiamati fuori». Non è che voi rutelliani li snobbate un po' i parisiani, dal famoso maggio di quest'anno, quando andò in onda la frattura Rutelli-Prodi? «Ripeto, non è vero che gli ulivisti sono stati esclusi. Qui siamo tutti ulivisti e nessuno di noi va a cercare con il lanternino chi è di una corrente e chi di un'altra. Penso che tutto ciò sia frutto di una fibrillazione pre-elettorale eccessiva, sta arrivando alle stelle...». Se Parisi e i suoi si offendono perché non ibvitati alla convention milanese, che cosa succederà quando dovrete comporre le liste elttorali? «Certo se cominciamo così, andiamo a finire bene. Questo non è un confronto programmatico interno, ma un incontro con i vari interlocutori dei settori industriali e manageriali. Credo che i parisiani non sappiano ancora che cosa vogliono». Come andrà a finire invece la guerra con i piccoli partiti del centrosinistra, che accusano voi e i Ds di aver loro scippato l'Ulivo? «Ds e Margherita vebgono da due tradizioni popolari più consistenti di altri, quindi è ovvio che l'asse tra questi due partiti sia molto forte. La forza viene fuori dal radicamento sul territorio e dal consenso». Insomma, i piccoli partiti rimarranno dei «cespugli»? «C'è un problema di proporzioni. Il loro contributo anche economico sarà adeguato al loro peso politico all'interno della coalizione. Alla Camera è già deciso: l'alleanza per ora è tra Ds e Dl; mentre per il Senato stiamo lavorando ancora. Però il progetto non immediato del partito democratico potrebbe includerli». Torniamo alla convention degli specialisti, con Tronchetti Provera e Confalonieri. Che i parisiani si sentano messi fuori dalle lobby di potere? «Non so. Ci sono anche Sergio D'Antoni, Tiziano Treu, Ermete Realacci ed Enrico Letta, per questo. Tutti con competenze di programmazione economica. Noi del resto puntiamo ad un processo forte di liberalizzazione in tutti i settori, volto a tutelare soprattutto le fasce deboli. Le polemiche inutili non servono a nessuno».

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