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Berlusconi: prematuro parlare di Ciampi-bis

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Il premier apre la linea della «cautela», giudicando inopportuno «trascinarlo» ora nella disputa politica

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Il premier Silvio Berlusconi sceglie di commentare solo a un giorno di distanza il rilancio del leader di An Gianfranco Fini su un Ciampi-bis. E lo fa all'insegna dell'estrema cautela. Insomma, non chiude ma chiede calma e attenzione. D'altra parte, l'uscita del presidente di An non avrebbe «sorpreso» solo il presidente del Consiglio, ma anche il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini. E sarebbe questo uno dei temi affrontati, anche se non il principale, nel corso della visita, in mattinata, del leader di An a Montecitorio. Un'ora scarsa di colloquio tra Casini e il ministro degli esteri, durante il quale, secondo quanto si apprende in ambienti parlamentari della maggioranza, il primo non avrebbe nascosto la sorpresa per la sortita del vicepremier chiedendosi quale poteva essere l'utilità di una tale operazione. Indiscrezioni sui contenuti del colloquio tra i due leader non sono filtrate da fonti ufficiali che smentiscono categoricamente le voci di una «irritazione» di Casini per la presa di posizione del ministro degli Esteri. Ma sempre in ambienti parlamentari si rileva come il presidente della Camera abbia sottolineato, trovando il pieno accordo di Fini, la necessità di preparare una campagna elettorale in un clima di piena unità di intenti, di gioco di squadra. Comunque, la maggiore cautela nelle dichiarazioni dei centristi sull'ipotesi di un Ciampi Bis, si rileva ancora in ambienti parlamentari della maggioranza, andrebbe proprio nella direzione di quella necessaria cautela, chiesta in primo luogo dal presidente del Consiglio. E una conferma di questo ragionamento si può trovare nelle parole del vicesegretario vicario dell'Udc, Mario Tassone che, dopo l'entusiasmo di ieri dei centristi sulla proposta, sembra registrare un pò il tiro osservando: «Non c'è dubbio che Ciampi sia un grande presidente della Repubblica, ma credo che alla politica in questo momento non spetti aprire un tormentone sulla sua rielezione». Di «panna montata» parla poi l'ex segretario dell'Udc Marco Follini, secondo il quale l'argomento sarebbe in ogni caso «fuori stagione». Al di là delle dinamiche interne alla Cdl sull'argomento, il giorno dopo l'uscita del presidente di An e le prime dichiarazioni a caldo, in entrambi gli schieramenti c'è decisamente maggiore cautela e il leit motiv è proprio quello del no a un prematuro toto-Quirinale. La Lega, freddissima l'altro giorno, ieri è apparsa meno dura. Il ministro delle Riforme, Roberto Calderoli, che ieri aveva chiuso («la Lega non l'ha votato l'altra volta e non ha cambiato idea») puntualizza che «nel Carroccio non si è parlato affatto della questione Quirinale». E a titolo personale si limita a osservare che «candidature lunghe finiscono sempre per essere bruciate». Ma la novità è la timida apertura di Umberto Bossi che pur cavandosela con una battuta: «io sogno un leghista...», non esclude del tutto l'ipotesi. Nell'Unione la parola d'ordine è «nessuno tiri Ciampi per la giacchetta». «Quella di un Ciampi-bis - osserva il leader della Quercia Piero Fassino - è un'eventualità che va presa attentamente in considerazione, ma al tempo stesso è del tutto inopportuno adesso coinvolgere per sei mesi il presidente della Repubblica nel dibattito politico». Stessa musica dal vicepresidente dei deputati della Margherita, Renzo Lusetti che, dopo che ieri Rutelli aveva rimarcato questa perplessità invita la Cdl a metter giù le mani da Ciampi. «L'alto magistero del presidente - attacca - la sua autorevolezza, la sua guida sicura in tutti questi anni non devono e non possono essere trascinati in dispute politiche».

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