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UNA BELLA fetta di responsabilità va data alla nostra intellighentia, che imbevuta di qualunquismo anti-Stato ...

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E tra i tanti "ismi", quello del federalismo all'italiana - che divide ciò che è già unito anzichè unire ciò che è diviso - è sicuramente quello che ci sta facendo pagare il prezzo più alto. Sia in termini di finanza pubblica - si pensi ai costi della sanità, ormai fuori controllo - sia in termini di contenzioso tra Stato ed enti locali, che è letteralmente esploso, sia infine in termini di occasioni mancate (una per tutte la frantumazione dei soggetti che si occupano di turismo). Ora, si dice, si potrà voltar pagina con il prossimo referendum confermativo. Non c'è dubbio che quella sarà un'occasione da non perdere. Ma, attenzione: una volta che la legge approvata mercoledì fosse cancellata, i nostri guai non sarebbero affatto terminati. E già, perchè la responsabilità che oggi viene (giustamente) addossata alla Lega, in realtà va attribuita ancor prima al centro-sinistra, che alla fine della scorsa legislatura fece sciaguratamente approvare la riforma del titolo V della Costituzione. La quale non solo ci ha regalato un federalismo pasticcione e costoso, ma per molti versi contiene norme anche peggiori di quella del centro-destra. Dunque, è necessario abolire entrambi i pasticci che il "bipolarismo all'italiana" ci ha regalato (non a caso le due revisioni costituzionali sono state approvate a colpi di maggioranza, metodo sicuro perchè ad ogni cambio di legislatura si ricominci daccapo, a tutto danno dell'autorevolezza e della credibilità dello Stato) se vogliamo riorganizzare in senso moderno un assetto dell'ordinamento vecchio e pletorico tanto da contare 120 diversi livelli istituzionali, magari cominciando con l'abolire le Province e accorpare le Regioni secondo il modello tedesco dei Lander, che unisce territori dalle caratteristiche omogenee. Per far questo, sia sul piano del metodo (collegialità) che sul piano del merito (riscrittura della Parte Seconda della Carta), l'unica strada praticabile è quella della convocazione di un'Assemblea Costituente. Società Aperta, movimento d'opinione che vuole la Terza Repubblica (quella vera), da tempo ha lanciato il tema, coinvolgendo esponenti politici di entrambi gli schieramenti e ad alcuni esperti di diritto costituzionale. Non ci si è nascosti le difficoltà, sia di ordine politico che parlamentare, di arrivare alla Costituente. Tanto che qualcuno ha proposto di surrogarla con una Commissione parlamentare redigente, composta (nella misura da stabilire) anche da personalità esterne al Parlamento. In tutti i casi, i problemi da sormontare sono inferiori ai rischi che il Paese corre se devolution e titoloV non vengono cancellate dal nostro ordinamento. Per questo mi permetto di suggerire a Il Tempo, che sul tema ha già mostrato ampia sensibilità, di aprire un fronte di discussione su "referendum e non solo", per evitare che tutto finisca, come al solito, nel tritacarne dello scontro infinito tra destra e sinistra. Enrico Cisnetto

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