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Centristi in rivolta contro la sinistra radicale

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Lusetti della Margherita: «Così si paralizza il Paese». Fabris dell'Udeur: «Perdiamo matematico»

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Quel trattino che divide «centro» e «sinistra» sta diventando una trave man mano che il dibattito su questi temi si fa più infuocato. E Prodi rischia di portare alla sfida elettorale di aprile una coalizione delle proteste più che delle proposte. La deriva radicale del centrosinistra va avanti a grandi passi con Boselli e Pannella in pole position seguiti da Rifondazione, Correntone Diesse, Comunisti Italiani, Verdi e Movimenti vari. L'estremismo, soprattutto a livello locale, prevale sulla ragione. Le piazze tornano bollenti e chi vuole ripristinare la legalità viene attaccato senza mezzi termini. Prodi, Rutelli (che ieri hanno fissato una «cabina di regia cimune), Mastella e pure Fassino e la Sbarbati guardano con disapprovazione all'anticlericalismo dilagante e sembrano volersi tirar fuori da un crinale barricadero pericolosissimo. I casi Cofferati a Bologna, Vendola in Puglia, Bresso in Val di Susa e Pannella anti-Concordato e 8 per mille, parlano chiaro. Il muro contro muro non è un caso isolato di spartiacque tra i centristi e la «sinistra» veterocomunista ora alleata con la Rosa nel pugno. Così i prodiani della Margherita adesso sono i primi ad alzarsi in piedi in difesa della legalità e della Chiesa contro chi vuole guastare l'Unione. «Prodi ha assicurato che nessuna concessione sarà fatta al laicismo militante», sottolinea infatti Franco Monaco. Ma anche il braccio destro di Rutelli Renzo Lusetti trova totalmente «inaccettabili e illogiche le richieste di Boselli». Non solo ma come centrista «moderato», Lusetti ammette che «la protesta nel paese c'è sempre stata ma non diventa preoccupante quando prevale la violenta e porta il paese alla paralisi». Secondo Lusetti il compito di Prodi non sarà facile infatti gli toccherà «operare la sintesi» anche se, «andando al governo si spera che anche i più radicali diventino più saggi». In ogni caso la Margherita non farà nessun passo indietro su quei temi caldi che sono oltre i «valori fondanti, l'innovazione, la Tav e lo sviluppo dell'energia nucleare». Ma la protesta più netta viene dai centrisiti dell'Udeur, dove Mauro Fabris si domanda: «Boselli ha forse litigato con il suo parroco?». L'Udeur non si sposta dalle posizioni di Prodi e Rutelli sulla Tav e sulla legalità: «C'è una vocazione speciale all'autoflagellazione, un masochismo incredibile nel centrosinistra - insiste Fabris, perché si litiga su questioni scontate. E sul programma ci sarà da divertirsi... Noi non faremo sconti perché dobbiamo puntare sull'identità». Per Fabris la filosofia della protesta non pagherà: «Come convinceremo i delusi della Cdl a venire con noi? Non con Pannella e Bertinotti!». Se per l'Udeur quindi «andando avanti così perdiamo matematico», il segretario del Repubblicani Luciana Sbarbati è convinta che a parlare di questi temi si perda tempo. «L'Unione dovrebbe cercare la convergenza sulle emergenze del paese, sui contenuti, non tornare su questioni ormai desuete come l'anticlericalismo, per di più attaccando la Chiesa solo per far cassetta politica». Un discorso a parte è quello dei Ds, dove da un parte c'è quel Correntone che strizza l'occhio alla Rosa nel Pugno e dall'altra la Quercia fassiniana del dialogo e della moderazione che infatti ha già suscitato gli attacchi delle frange più estreme. «Questo rilancio dell'idea socialista sotto l'egida radicale può crearci problemi seri- avverte infatti Marcella Lucidi, diessina proveniente da Azione Cattolica- le posizioni dovrebbero essere il più possibile dialoganti, non creare soltanto distanze all'interno della coalizione».

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