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Landolfi zittisce Petruccioli: «Il canone non aumenta»

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Ma fin da ora sono convinto che non sia giusto aumentare il canone Rai». Il ministro delle Comunicazioni Mario Landolfi è entrato così ieri nella polemica sui conti della televisione di Stato dopo l'allarme lanciato dal presidente della Rai, Claudio Petruccioli, circa un buco di bilancio da 300 milioni di euro. «Oltre al canone — ha spiegato — ci sono altre strade percorribili. Ce lo insegna la concorrenza. La Rai ha le idee e le intelligenze per mettere in campo interventi tali da proiettare nel futuro gli investimenti». Il taglio delle spese inutili e degli sprechi, per esempio («mi pare strano che un'azienda paghi i lavoratori per non lavorare»). Ma anche politiche e quindi soluzioni industriali come quelle offerte dalla tecnologia. C'è poi un sogno che Landolfi non vuole tenere nel cassetto: che la Rai si metta in proprio emancipandosi dal servizio riscossione del canone che oggi passa dal Tesoro. «L'aliquota di evasione del canone Rai è elevatissima» ha aggiunto il ministro delle Comunicazioni sottolineando però come non esista un censimento puntuale di questa situazione. In più ci sarebbe la questione della riscossione dell'imposta affidata al ministero dell'Economia che poi procede a versarla al ministero delle Comunicazioni e che a sua volta la devolve alla Rai. «Chiederò di inserire nella discussione della Finanziaria alla Camera la possibilità che la Rai stessa recuperi questi crediti senza passaggi intermedi». E il buco da 300 milioni? «Credo che sia legittimo che l'ex direttore generale Flavio Cattaneo voglia dire la sua sulla gestione dei conti. Per quel che mi riguarda aspetto di leggere la lettera del presidente Petruccioli». Di questo e di altro Mario Landolfi parlerà il 23 prossimo di fronte alla commissione di Vigilanza, anche se già da ora rinuncia alle polemiche suscitate dall'ultima puntata di Rockpolitik. «Ho visto solo la prima puntata della trasmissione. Celentano mi piace più ascoltarlo che vederlo in televisione. Chissà se questo vuol dire che sono rock o è solo perché mi piace il karaoke». Ma che cosa diceva la lettera inviata da Petruccioli al ministro? La richiesta del presidente di viale Mazzini spiegava che i costi per adempiere agli obblighi di servizio pubblico per la Rai sono pari a 1,9 miliardi di euro e visto che oggi con il canone e le convenzioni con le Pubbliche amministrazioni la radiotelevisione pubblica incassa 1,6 miliardi, c'è uno squilibrio di 0,3 miliardi da colmare nel 2006 con un relativo aumento del canone. Petruccioli insomma ha fatto esplicita richiesta di «coprire i costi che dalla società verranno prevedibilmente sostenuti nel 2006 per adempiere gli specifici obblighi di servizio pubblico generale ad essa affidati». E ha fatto riferimento alla delibera dell'Autorità che stabilisce i criteri per la separazione contabile — su questa sarebbe stata realizzata la simulazione di contabilità da cui nasce la richiesta — per sottolineare che c'è «uno squilibrio quantificabile nell'ordine dei 0,3 miliardi di euro e suscettibile di copertura a norma della citata disposizione legislativa con un corrispondente aumento del canone — che con la presente istanza formalmente si richiede — salvo l'apprezzamento che la S.V. potrà farne nella sua discrezionalità tecnica».

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