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Le quote rosa dividono anche i ministri

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Scontro tra la Prestigiacomo e Pisanu in Cdm. Decisive la mediazione di Berlusconi e la difesa di Fini

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Una vera corsa contro il tempo dopo la cocente bocciatura alla Camera nella tumultuosa seduta del 12 ottobre, quando i franchi tiratori misero il governo in minoranza. Ora si riparte da un sudato sì del Consiglio dei ministri che ha concesso il mandato alla Prestigiacomo e a Calderoli di preparare il testo del disegno di legge pronto ad affrontare un nuovo iter parlamentare. Seppure in forte ritardo, questa volta la Prestigiacomo sembra convinta di farcela. Del resto è cambiata la strategia. Le quote rosa non arrivano in aula assieme alla legge elettorale. Un particolare da non trascurare perché potrebbe portare a delle alleanze trasversali, bipartisan con le donne dell'opposizione. In ballo c'è una fetta di torta che piace molto anche alle parlamentari di centrosinistra. L'emancipazione della donna in politica è un versante ancora tutto da scalare che attualmente vede il gentil sesso rappresentato solo dal dieci per cento dell'intero Parlamento. Infatti tra deputate e senatrici non si raggiungono le cento unità. Un'altra mossa potrebbe risultare vincente nella strategia della Prestigiacomo e del governo. Questa volta si punterà la prua direttamente sul Senato. Alla Camera ci si penserà dopo aver strappato il primo sì. Obiettivo non ritrovarsi nell'imbuto dello scrutinio segreto, non consentito a Palazzo Madama, e quindi non finire in balìa dei franchi tiratori del centrodestra, maschilisti e autolesionisti, come furono apostrofati da Fini che dopo il voto alla Camera disse che il loro operato fu un capolavoro di stupidità perché permise alla sinistra di dire che il governo era contro le donne. Ma veniamo al mandato ottenuto dai ministri delle Pari opportunità e delle Riforme. Strappare il lasciapassare non è stato facile come potrebbe sembrare. Con Pisanu e Martino c'è stato addirittura uno scontro. Il primo l'ha accusata di essersi mossa in totale autonomia, rifiutandosi di affiancarla in questa nuova avventura. Ma la mediazione di Berlusconi e la difesa a spada tratta di Fini e dei ministri di An hanno permesso alla Prestigiacomo di strappare il mandato. «Cara Stefania non ci puoi richiedere di scrivere daccapo la legge elettorale - ha così mediato il premier - ma una soluzione sulle quote rosa possiamo trovarla». Una mediazione giunta dopo una fase assai calda del Consiglio, nel quale sembra siano volate parole grosse. Anche un «non fare la bambina» pronunciata da Berlusconi quando la Prestigiacomo è uscita dalla sala visibilmente scossa, per poi rientrare in seguito. Alla fine si è calmata dopo aver ascoltato la mediazione del premier. Nel testo del ddl verrà sottolineato che ogni lista che si presenta alle elezioni dovrà contenere un candidato donna ogni tre uomini. Per chi non dovesse rispettare la formula magica ecco pronta la sanzione: decurtamento dei rimborsi elettorali fino al 50%. Nella susseguente legislatura la formula subirà una modifica: una candidata ogni tre, cioè due uomini e una donna. Una percentuale ritenuta obiettivo minimo per andare avanti da sole nelle prossime legislature alla conquista di ulteriori spazi. In questo secondo caso le sanzioni per chi non rispettasse la formula sarebbero ben più severe: l'inammissibilità della lista alle elezioni. «È il segnale che ho chiesto», così Stefania Prestigiacomo ha commentato la decisione del Consiglio dei ministri, ringraziando in particolare Berlusconi, Fini, Buttiglione e Calderoli. Un segnale atteso da tutte le donne italiane dopo la bocciatura dell'emendamento. «Assieme al ministro Calderoli - ha aggiunto - definiremo un testo che possa consentire l'iter più celere per giungere all'approvazione del provvedimento in parallelo alla legge elettorale e comunque in tempo per renderlo applicabile alle prossime elezioni politiche».

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