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«Nessun autogol in campagna elettorale»

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Per Schifani il premier non ha fatto gaffes. «È spontaneo, piace per questo»

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Il presidente dei senatori di Forza Italia, Renato Schifani, commenta in questo modo le recenti uscite di Berlusconi che hanno scatenato anche polemiche all'interno della maggioranza. Quando il premier ha rivelato che il presidente americano Bush sarebbe preoccupato di una vittoria della sinistra è stato quasi sfiorato l'incidente diplomatico. Una gaffe che si poteva evitare, no? «Non è stato sicuramente uno spot, era un colloquio di due amici perchè tali lo sono diventati nel tempo e uno dei meriti di Berlusconi è di essere riuscito a rafforzare l'immagine del Paese anche intrecciando legami di carattere personale con i Capi di Stato del mondo. Il premier è un uomo diretto e spontaneo e ecco perchè piace a molti italiani. Non parla il politichese». Ma non le sembra incauto ritirare fuori il tema delle pensioni in campagna elettorale? «Essere premier vuol dire avere il coraggio di esprimere le proprie idee anche se non sono populiste e propagandiste ma obbediscono all'interesse del Paese e sono coerenti con il risanamento dei conti pubblici. Parlando di aumentare l'età pensionabile Berlusconi ha espresso un'opinione e non l'intenzione di fare un'iniziative di governo anche perchè siamo a fine legislatura». Avrà detto pure la sua opinione ma si è tirato addosso lo stop di Fini e alcune battute ironiche di Maroni. «Quella di Maroni la considero una semplice battuta e non una dichiarazione politica». Che dire però della minaccia di essere nel mirino di un kamikaze? C'è il rischio che per paura, gli elettori non si facciano vedere agli incontri pubblici del premier. Insomma addio bagni di folla? «Berlusconi vive a rischio da tanto tempo, dov'è la novità? Non è la prima volta che il presidente del Consiglio parla di aver ricevuto minacce di morte soprattutto dopo la vicenda del conflitto iracheno. Ha assunto posizioni coraggiose ma non ha mai voluto attirare su di sè qualsiasi forma di commiserazione. Questo sta a indicare che la vita di un premier che fa scelte coraggiose si deve misurare anche con i rischi. Tutte le volte che ci siamo incontrati non ho mai percepito il minimo pathos, non ha mai posto il problema della sua sicurezza come un elemnto condizionante della sua azione di governo. Ha messo a proprio agio i suoi collaboratori, non ci ha mai trasmesso tensione. Quello delle minacce non mi sembra un motivo per allontanare la folla». Altro tema scomodo elettoralmente è quello della legge ex Cirielli con l'opposizione che attacca in continuazione. «Noi al Senato abbiamo modificato il testo con approfondimenti che l'hanno reso più organico e abbiamo inseritro modifiche in linea con i suggerimenti dell'opposizione. È una buona legge e l'unico aspetto su cui vedo che si sta riflettendo è la norma transitoria ma non il testo nel complesso, il che vuol dire che è una buona legge. Il lavoro fatto in Senato è stato un buon lavoro. L'opposizione l'ha bollata come la salva Previti ma l'effetto è di ridurre i tempi dei processi ed è quello che ci chiedono i cittadini». E la riforma elettorale non rischia di essere interpretata come un escamotage per ridurre la distanza con la sinistra? «Con la riforma ci sarà più effervescenza politica e non avvelenamento della campagna elettorale. La sinistra nel '96 ha vinto prendendo meno voti e ora guarda a questa legge con sospetto. Quando la sinistra ha approvato questa legge elettorale in Toscana, l'opposizione non ha gridato al colpo di Stato o alla fine della democrazia. E poi anche la sinistra ha provato a cambiare la legge elettorale ma non ha avuto il tempo per farlo. Angius diceva che la legge elettarale maggioritaria non aveva assicurato al Paese la governabilità».

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