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Regalo ai senatori di 222 milioni

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Il tutto è avvenuto attraverso un emendamento al decreto fiscale, collegato con la Finanziaria, approvato dalla commissione Finanze del Senato nel pomeriggio di giovedì scorso; appena 24 ore dopo che il vertice della Cdl aveva deciso di tagliare 140 milioni al Fondo per la famiglia, e 24 ore prima che Tremonti decidesse di varare la manovra-ter. Ora la parola passa all'aula del Senato, che da lunedì 7 novembre esaminerà il decreto fiscale. La legge mancia fu bloccata da una campagna di stampa nel novembre del 2004, ma poi entrò nel maxi-emendamento della scorsa finanziaria, senza che nessuno se ne accorgesse. In quella occasione i parlamentari stanziarono 548 milioni in tre anni da spendere in opere nei Comuni dei loro collegi. A decidere quali sono questi interventi sono gli stessi parlamentari, attraverso una risoluzione in commissione Bilancio di Camera e Senato. Quei soldi sono stati spesi per 300 micro-interventi (rifacimento di marciapiedi, rotatorie ad incroci stradali, restauri si piazze o di chiese, ecc) con spese tra i 10.000 euro e il milione in favore di altrettanti Comuni. Poi la legge mancia è stata rifinanziata altre due volte attraverso due emendamenti inseriti in altrettanti decreti, in marzo ed in maggio, con 101 milioni in entrambe le occasioni. Infine a luglio c'è stato un terzo tentativo, per 519 milioni, ma dopo il sì della commissione Bilancio della Camera, l'aula di Montecitorio cassò l'emendamento sotto la pressione dell'opinione pubblica. Giovedì pomeriggio, mentre la commissione era impegnata a votare gli emendamenti al decreto fiscale, è arrivato anche una proposta del relatore, Riccardo Pedrizzi, che prevede appunto un quarto rifinanziamento della legge mancia, per di più retroattivo: 100 milioni per il 2004 e 122 per il 2005. L'emendamento è stato approvato con il parere favorevole del governo. Per coprire questi nuovi oneri si ricorrerà al taglio di 100 milioni del Fondo per le infrastrutture di interesse locale; i restanti 122 milioni verranno tolti al Fondo speciale per le spese in conto capitale del ministero dell'Economia, e in particolare utilizzando l'accantonamento di 117 milioni relativo al ministero dei Beni culturali. Vale a dire proprio il dicastero che aveva lamentato eccessivi tagli dalla Finanziaria e a cui verrebbero destinati parte dei 140 milioni tagliati al Fondo per le famiglie. E così il cerchio si chiude.

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