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Mazza e Mimun battono Masotti e Del Noce

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Ricondotte alla responsabilità dei due direttori dei Tg le rubriche «Dieci minuti» e «Batti e ribatti»

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Per il suo compleanno, festeggiato proprio in questi giorni, il consiglio d'amministrazione della Rai ha deciso (secondo il Velino) di fare un regalo a Giovanni Masotti, dopo avergli tolto il programma di informazione Punto a capo da un giorno all'altro. Una bella scatola, con tanto di fiocco azzurro. Peccato che all'interno non ci fosse la sorpresa. Se è vero, infatti, che «non è stato rimosso dal suo incarico» - come ha spiegato il presidente Rai, Claudio Petruccioli - è vero anche che farà il vicedirettore di RaiDue con delega sul nulla. Proprio lui che fino a ieri era contemporaneamente corrispondente da Bruxelles, anchorman del prime-time della seconda rete e responsabile di quattro programmi (Punto e a capo, Italia sì Italia no, XII round e Dieci minuti), ora si ritrova con un solo stipendio e con un pugno di mosche in mano. L'ultimo «scippo», infatti, il Cda lo ha portato a termine martedì scorso, quando ha ricondotto la responsabilità del programma Dieci minuti al Tg2 e quindi al direttore Mauro Mazza. Un demansionamento capolavoro, tanto silenzioso quanto efficace. Ma non è finita qui, perché «Dieci minuti» è stato tolto anche al diretto controllo della Lega che in questo modo ha preteso un risarcimento niente male. Il direttore di RaiDue Massimo Ferrario così ha bloccato definitivamente Anna La Rosa e il suo Alice per far spazio ad un programma condotto dal duo Infante-Moncalvo. Grande la rabbia del direttore della Tsp, che pare abbia riunito tutta la redazione per studiare una strategia di attacco. E non è detto che non riesca ad avere una rivincita. Se a RaiDue è bufera, su RaiUno non si scherza. Il direttore di RaiUno voleva ottenere il controllo editoriale del programma di Adriano Celentano pensava di fare il botto anche con la Lotteria, ma invece pare che con il programma del sabato sera non si riesca a vendere nemmeno un biglietto. Alla fine anche il Cda gli ha confermato che quel contratto con Celentano a dicembre del 2004 lo avevano firmato tre «di peso» come Alessio Gorla, Angelo Maria Petroni e Flavio Cattaneo, certo non catalogabili come nemici di Del Noce; e infine gli ha anche tolto il controllo editoriale di Batti e ribatti. Del Noce pur conservando degli alleati in Rai (messi sull'attenti da Claudio Petruccioli), pare che stia seriamente meditando di andarsene, dopo che gli hanno tolto anche la striscia informativa post-Tg1. Striscia che Del Noce aveva affidata nell'ordine a Pierluigi Battista, Oscar Giannino e Riccardo Berti. Ma martedì, mentre il Cda era in tutt'altre faccende affaccendato, Del Noce ha fatto recapitare un «ultimatum» al settimo piano con lettera che ha provocato un terremoto nel Cda: si è creato un fronte di sette consiglieri. Il «fronte» ha bocciato la proposta dell'«asse» di delegare la «patata bollente» al direttore generale, Alfredo Meocci. E poi ha deciso di affidare il programma alle cure di Clemente J. Mimun. Tempi duri per Del Noce nonostante gli ascolti record, che spera di replicare anche con il programma che seguirà la Lotteria con Antonella Clerici al posto della Carrà a realizzare «Sogni» per 10 puntate..

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