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Legalità e sicurezza, Cofferati svolta a destra

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Sfida la sinistra, pronto un ordine del giorno da presentare in Giunta: «O con me o fuori»

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Chi lo vota è dentro, chi non lo approva è fuori. Il sindaco di Bologna Sergio Cofferati ha deciso di metter fine così alle contestazioni che gli arrivano ormai quasi quotidianamente dalla sinistra radicale, alla quale si sono aggiunti anche una parte del mondo cattolico, i movimenti e perfino la «sua» Cgil. Il sindaco però ha deciso di piantare dei paletti. Lo farà con un ordine del giorno che sarà sottoposto all'attenzione della giunta, del consiglio e delle forze di centrosinistra che non sono rappresentate negli organi comunali. Il primo appuntamento è fissato per la seduta di giunta del 2 novembre. Sarà il primo spartiacque. «Un assessore che non approva il documento può rimanere in giunta? Mi pare difficile — ha detto Cofferati — sarebbe bizzarro». L'ordine del giorno servirà cioè per marcare i confini della maggioranza. «L'ordine del giorno - ha proseguito — serve a costruire un orientamento, come è alla base di qualsiasi coalizione. Poi ci saranno possibili sviluppi che vedremo. Non so cosa potrà capitare, si sta insieme condividendo un progetto. Non è da escludere nulla». Il sindaco ha anche replicato a chi lo ha invitato a concentrare maggiormente la situazione sulla lotta al lavoro nero. «Se da me — ha spiegato — vengono persone che denunciano la loro situazione, io sono pronto ad impegnarmi personalmente per attivare misure di protezione previste dalla legge. Non sono disponibile a discuterne per interposta persona. Chi è sottoposto a questo tipo di sfruttamento teme di essere mandato via e ha paura delle ritorsioni del caporale che lo sfrutta. C'è una procedura che prevede protezione per chi rompe questa catena». L'ordine del giorno sulla legalità non è comunque una novità nello scenario politico bolognese. Cofferati l'aveva infatti annunciato dopo le polemiche dello scorso maggio, quando da sinistra arrivarono feroci contestazioni al sindaco dopo l'arresto di tre no-global che occuparono un immobile privato nella zona universitaria. Contestazioni che si sono rinvigorite mercoledì quando Cofferati, all'insaputa dei suoi assessori, ha sgombrato e demolito una baraccopoli lungo il fiume Reno abitata da immigrati, prevalentemente rom. Accanto alla sinistra radicale, stavolta ha storto il naso anche Adriana Scaramuzzino, vicesindaco di area Margherita con delega ai servizi sociali, che avrebbe voluto dire la sua su tempi e modi dell'operazione. Ad inasprire gli animi anche la battaglia, lanciata nei giorni scorsi da Cofferati, contro i lavavetri. Ad essere in fibrillazione è soprattutto Rifondazione comunista. Se Valerio Monteventi, consigliere comunale no-global, paragona il sindaco a Stalin e teme che siano in arrivo le purghe, all'interno del partito la notizia ha già suscitato più di una perplessità. «L'uscita di Cofferati sull'ordine del giorno per la legalità — ha detto Roberto Sconciaforni, capogruppo Prc in consiglio comunale — assomiglia ad una rappresaglia nei confronti di chi lo ha criticato dopo lo sgombero del Lungoreno». «Valuteremo nel merito il testo — ha aggiunto — ma è chiaro che non rinnegheremo le nostre posizioni». Da parte sua Salvatore Caronna, segretario bolognese della Quercia ha invitato ad abbassare i toni, ma per l'ex segretario della Cgil questa volta la discussione potrebbe davvero essere l'anticamera per una crisi di giunta.

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