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Arriva Celentano, politica nel panico

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Inquieta, è imprevedibile, è top secret e fa paura. Ma rischia davvero di farci ripiombare ai tempi delle Guzzanti scatenate, dei Luttazzi indemoniati e dei Santoro trascinapopolo? Per alcuni è «l'ultimo grande romantico della televisione», quello che ricordiamo combattere per i valori ambientalisti all'epoca di Fantastico, quando si gridò al miracolo e allo scandalo quando indusse milioni di italiani a spegnere la televisione e a invalidare le schede del referendum. Per altri è solo il «re degli ignoranti», un rompiscatole presuntuoso, anche se geniale, fino a sorprendere ogni volta e a scardinare anche le previsioni dei politici, dei critici e dei vertici delle Tv. Celentano fa paura, davvero. È uno per cui il direttore di RaiUno, Fabrizio Del Noce, un inviato di guerra che non ha mai avuto paura di stare in prima linea in Iraq e magari di rischiare la pelle, ha minacciato di autosospendersi. Perché non poteva controllare quello che il molleggiato stava preparando. Ed è uno per cui il Consiglio di Amministrazione della Rai si riunisce apposta solo per deliberare che tutta la responsabilità di quello che «farà e dirà» sarà esclusivamente sua. Uno per cui l'ufficio legale di viale Mazzini ha dovuto intervenire già numerose volte e il programma non è nemmeno cominciato. Uno per cui è già stata convocata la commissione parlamentare di Vigilanza. Insomma, Celentano arriva e prima di arrivare ha già portato lo sconquasso. Attira e respinge. E fa politica. Ma è di destra o di sinistra? È uno che invita tutti i fuoriusciti dalla Rai per parlare di censura alla prima puntata, che si aggiudica Santoro per fare il suo coup de theatre, ma poi viene considerato «a destra di Forza Italia». Celentano è pacifista, ambientalista e animalista. Ma anche postfascista, magari. E la politica come per incanto non si fa più nel palazzo, in Parlamento, ma in Tv. Come ai vecchi tempi. Anche quelli più bui. E la Tv con lui torna in primo piano come strumento di condizionamento politico e ideologico. Ma sarà poi vero che Celentano, a sei mesi dalle elezioni potrebbe condizionare il voto? E in che direzione? Attaccherà più Prodi o Berlusconi? In realtà l'effetto Celentano potrebbe avere conseguenze devastanti e magari portare al trionfo elettorale colui che è diventato il suo obiettivo principale di scherno. La politica si interroga e il panico aumenta. Il Foglio di Ferrara invoca: «Giù le mani da Celentano». Mentre l'ex presidente Rai, Lucia Annunziata, in un'intervista condivide invece le preoccupazioni di Fabrizio Del Noce, ormai divenuto un martire sacrificale perché dovrà vedersela con Celentano e le sue celentanate. Ma la carta della libertà di espressione, dello scandalo della censura, perfino dello scandalo per lo scandalo dove porterà? Alla fine con tutta probabilità rimarrà la sua carta senza ricadute elettorali. «Celentano è Celentano e non si può metter sotto tutela la favola, la fantasia», sosteneva giorni fa il direttore generale Meocci. Ma adesso che «la favola» si svelerà nella sua interezza, ad aver paura sono sempre di più. Cresce il numero dei terrorizzati e anche quello dei suoi affezionati. I politici si schierano e alla fine quello di Celentano è un partito «trasversale» che lo ama anche se lo teme. Mentre tutti gli altri lo odiano soprattutto perché non lo capiscono. Celentano è Celentano. E tutto il resto è noia. Giu.Cer.

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