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Fassino vuole dialogare Berlusconi: «Troppo tardi»

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Al segretario dei Ds ha risposto direttamente il presidente del Consiglio: «Mi sembra che siamo fuori tempo massimo», ha osservato Berlusconi. Un modo secco per chiudere la porta al leader della Quercia, che aveva saggiato il terreno con Marco Follini e Bruno Tabacci per vedere se è possibile superare il muro contro muro; e aveva invitato la Cdl a trattare per avere una riforma elettorale «più civile». Il premier ha detto no e poi ha lasciato ad altri esponenti di Forza Italia il compito di aprire un fuoco di sbarramento contro gli inviti al dialogo di Fassino che, peraltro, non ha trovato consensi nel centrosinistra, visto il generale scetticismo sulla possibilità che una Cdl «irreggimentata» dal Cavaliere voglia (o possa) modificare la legge. Oltre al no di gran parte del centrodestra, Fassino ha incassato infatti anche la freddezza di Romano Prodi che, da Napoli, ha indicato nell'ostruzionismo la linea dell'Unione anche nell'esame della riforma al Senato: «Facciamo la battaglia fino in fondo, non solo per un pezzo». L'idea di Fassino è di cercare di aprire un varco nel compatto schieramento della Cdl nella convinzione che l'Udc sia in sofferenza e si possa trovare un filo di dialogo con i moderati del campo avverso per migliorare la legge. Ma il segretario dei Ds, nonostante abbia subito una bocciatura alle sue aperture, se si eccettua un appoggio del Pdci («tanto vale cercare di migliorarla», ha detto il capogruppo alla Camera Sgobio») non demorde. «Il presidente del Consiglio dovrebbe sapere che il Senato non è l'ufficio fotocopie della Camera», ha detto in serata a Firenze, nella convinzione che «la partita non è chiusa», visto che «il Senato ha la stessa titolarità di discutere, approvare, respingere o cambiare una legge». È vero che il partito di Follini è impegnato in queste ore a preparare la direzione di oggi dove il segretario deve decidere del suo futuro politico. Ma i vertici Ds guardano con attenzione a cosa succede nell'area politica moderata nella speranza che possa aprirsi uno spiraglio di trattativa. A Botteghe Oscure si nutre anche un'altra speranza: che il Quirinale possa invitare le forze politiche a dialogare in un clima bipartisan. Una speranza accompagnata dalla precisazione che «nessuno intende influenzare Ciampi».

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