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Follini medita le dimissioni

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Ha fatto qualche smorfia, quasi qualche sorriso, Marco Follini. Fuori Silvio Berlusconi ormai incontenibile, sembra rinato. Ha voglia di parlare con i giornalisti, parla ovunque, ride scherza. Apre all'Udeur, alla Margherita, poi dice che era una battuta. Si lascia andare e decide che sì, tutto sommato, le primarie tanto care a Follini non si faranno. Basta, arrivederci e grazie. Ecco, le due scene della giornata sono in fondo queste. Follini chiuso in un banco a votare quello che voleva, ma in realtà poi non vuole più. E Berlusconi che se la ride e vedere approvare la legge che non voleva e che adesso invece desidera perché lo rimette miracolosamente in pista. Il Cavaliere è felice. Si gira pagina e il prossimo capitolo è: che fine fa l'Udc. Ed è quello che si sta chiedendo Follini da giorni, stufo a tenere le fila di un partito che segue una linea che non è più la sua. È la linea di Casini, non quella di Follini.E domani si presenterà alla direzione nazionale del suo partito ponendo una domanda fondamentale. Che, un po' brutalmente, si può riassumere così. L'Udc deve continuare a piegare la testa a Berlusconi o nella parte finale della legislatura può riprendere la linea dura della critica. E non è solo una domanda sul futuro di via due Macelli. È l'interrogativo sul futuro di Follini. «Sì, sta pensando anche alle dimissioni» spiega Rodolfo De Laurentiis, un suo fedelissimo, a un suo collega di An in una delle pause del voto sulla legge elettorale. E la voce si diffonde in casa Udc. Si dimette o non si dimette. «Comunque non è la direzione nazionale la sede competente», spiega Emerenzio Barbieri, casiniano ma vicino anche a Buttiglione. In effetti, il segretario dell'Udc, qualora decidesse davvero di dimettersi, dovrebbe farlo nel consiglio nazionale, che deve essere ancora convocato. Ma l'impedimento tecnico comunque non basta a frenare le voci. Per dirla tutta in Transatlantico è già partito il toto-segretario, il simpatico gioco che diverte la maggior parte dei politici. E così, se Follini dovesse procedere al clamoroso gesto, è possibile che si faccia avanti una candidatura di Mario Baccini. Il ministro della Funzione Pubblica già nella scorsa riunione dei gruppi ha fermato il segretario sul proporzionale, lasciando intendere a tutti i deputati che quella - ok alla nuova legge elettorale - era la linea di Casini. Uno spunto che di fatto lo ha rilanciato e ha dato anche la prova al presidente della Camera che comunque il partito è con lui. C'è anche chi pensa a una segreteria di transizione affidata all'attuale vice Mario Tassone, proveniente dalla vecchia area Cdu. Ma mentre c'è già chi canta sull'ipotetico cadavere (politico) di Follini, le voci, le indiscrezioni, si fanno sempre più frequenti. Non è un caso. Non è un caso che il segretario pensi proprio a rassegnare il mandato. Ma non è nemmeno un caso che se ne riparli proprio a poche ore dalla riunione della direzione. Sembra un estremo gesto di Follini per riprendere in mano un partito che gli è sfuggito negli ultimi tempi. Sarebbe una drammatizzazione della situazione con l'unico scopo di ritornare in pista e farsi pregare di rimanere. Non sarebbe la prima volta che si utilizza in casa Udc uno strumento del genere. E anzi, sarebbe in perfetto stile Dc. E i primi effetti già li hanno sortiti. «Se si dimette sarebbe una vendetta inutile». Anzi no, sarebbe «il regalo più grande che Marco potrebbe fare a Berlusconi», «non servirebbe a nessuno, né a lui, né a Pier e sarebbe un danno gravissimo al partito in vista di una prova elettorale difficilissima...». I deputati centristi, sotto la promessa dell'anonimato, si lasciano andare. Insomma, la telenovela delle dimissioni di Follini riparte. Ma che il segretario non abbia intenzione di lasciare appare chiaro anche da alcune mosse che ha messo in campo. «Marco il terribile» ha avuto infatti un paio di colloqui a Montecitorio con il segretario dei Ds Piero Fassino. Trait

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